L’ultima notte del punto nascita, fiaccole «a illuminare la speranza»

Lacrime e commozione. «Dopo 50 anni sparisce #L113». Intanto attesa per il pronunciamento del Tar sulla sospensiva

REDAZIONE TERMOLI

Le candele accese e appoggiate sul parapetto del cancello dell’ospedale San Timoteo di Termoli con la scritta #L113 diventata il simbolo di una battaglia per la sopravvivenza, le lacrime di Alessandra, una delle creatici del Comitato “Voglio nascere a Termoli” celate dietro un fazzoletto e la foto in bianco e nero postata dal dottor Saverio Flocco sul suo profilo Faceook con la didascalia “The last night! #emergencyforevermylife”, che tradotto in italiano dà il senso di quello che sta accadendo a Termoli: “l’ultima notte – l’emergenza per sempre nella mia vita”. Il punto nascita del San Timoteo è ufficialmente chiuso. Lo è dalla mezzanotte di domenica per effetto del decreto firmato dal commissario ad acta della sanità Angelo Giustini che fissava proprio alla mezzanotte il termine ultimo per le attività di nascita. Da ieri notte, quindi, a Termoli nessun bambino potrà più venire alla luce. «Non ci sarà più nessun #L113», commentano le mamme che si sono radunate davanti ai cancelli della struttura ospedaliera per partecipare alla fiaccolata organizzata dal Comitato “Voglio nascere a Termoli”. Sì perché da oggi, dopo quasi 50 anni, a Termoli non si nascerà più. Una sorta di “morte” non solo per uno dei servizi fondamentali dell’ospedale (resta attivo l’ambulatorio H24, il che sembra quasi una beffa considerando che le donne dovranno comunque andare a partorire altrove) ma anche per la stessa comunità termolese. Di qui l’idea Cinzia, Alessandra, Giuseppe e Debora di organizzare “last minute” una fiaccolata per dare, di fatto, l’ultimo saluto al luogo dove è venuta al mondo la vita. Una vita rappresentata dai bambini dei genitori che hanno partecipato alla manifestazione. La paura resta tanto tra le donne che sono prossime al parto e che, adesso, non sanno cosa fare. «Probabilmente si tornerà a partorire in casa», ironizza una ragazza alla sua terza gravidanza. Accanto a lei gli altri figli «tutti rigorosamente nati a Termoli», afferma con una punta di orgoglio. E alla fatidica domanda “adesso cosa farai?”, risponde scrollando le spalle. «Non lo so ancora, devo ancora decidere». Una decisione che dipende tanto da quello che potrà succedere tra questa mattina, giorno in cui i giudici del Tar Molise si potrebbero pronunciare sulla sospensiva richiesta nell’ambito del ricorso presentato dai 13 sindaci del basso Molise e da 20 donne gravide. L’attesa è tutta per quello che decideranno i giudici. «Certo è che se concedono la sospensiva la situazione cambia e di parecchio», è il commento delle mamme e delle persone accorse davanti all’ospedale. «Noi intanto andiamo avanti – affermano gli organizzatori del Comitato – stiamo mettendo a punto una manifestazione molto più grande e organizzata di questa per il 21 luglio». L’altra data in calendario resta quella del 24 luglio quando i giudici dovrebbero pronunciarsi nel merito del ricorso. Nel frattempo la battaglia va avanti. La raccolta firme per la petizione popolare anche. La speranza di tutti è che qualcosa possa muoversi. «E’ paradossale che abbiano chiuso oggi il punto nascita quando ci è stato detto che sta per essere bandito un concorso per l’assunzione di sei ginecologi», continuano le persone presenti mentre si sussurra che, in realtà, una nuova ginecologa stia già per arrivare a Termoli. Tra coloro che, fiaccole alla mano, si sono radunati anche donne non propriamente in età da parto. «Ho voluto esserci – ha raccontato una signora – perché mi sembra come venga negato un diritto di queste donne e io non ho figlie femmine che potrebbero incappare nel problema». Una battaglia di civiltà e di diritti quella che il basso Molise sta portando avanti in quella che, sicuramente, «è una delle pagine più buie di questo territorio». Una fiaccolata che, però, vuole anche essere di speranza. «Noi non ci fermiamo, andremo avanti perché questi sono i nostri diritti».