L’oro di Di Lucente, le strategie di Farina, il segreto dell’Agnone e l’Olimpo di Gesuè

GENNARO VENTRESCA


Nel suo avamposto di alta collina Francesco Farina vive orgogliosamente uno dei segmenti più affascinanti della sua vita di mister. Coraggio ne ha avuto mica poco, quando decise di accettare la proposta di Di Lucente, sindaco di Vastogirardi oltre che presidente del piccolo club. Stufo di ricevere solo complimenti, che non hanno cinto d’alloro la sua fronte, e smanioso di dimostrare che non sempre i numeri regolano le cose della vita lanciò il suo guanto di sfida.

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Con curiosità e anche con un sorriso po’ tutti abbiamo atteso la prova della D, che ai più era parsa come nuotare in vasca piena di squali. La sfida è ancora in atto, ma da mesi, ormai, il Vastogirardi è diventato un altro. Senza poterlo immaginare  la squadra è partita alla grande e, allo stato dei fatti, rimane l’unica ad aver piegato la capolista, vincendo addirittura sul suo campo, per effetto di un roboante 3 a 5. A cui segue il resto.

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Non so chi redasse l’ambizioso progetto agli amici di Vastogirardi per presentarsi con l’uniforme con i gradi sulle spalline, al suo primo campionato fuori dagli steccati regionali. Sicuramente si tratta di una mente aperta e ambiziosa. Intanto, infilo sotto l’albero un biglietto con i complimenti al club in maglia gialla e ribadisco l’ammirazione per Farina che sa di calcio come pochi ed è tra i più qualificati mister a cambiare in corsa la partita.

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In tutti questi anni l’Agnonese ha incassato sempre e solo consensi.  Anche quando i risultati sono stati deludenti. Ricordo che ci fu una stagione che nell’Atene del Sannio giunsero sette sconfitte di fila. Ma nessuno sansebastianizzò dirigenti e giocatori. Anzi, ci fu un rincorrere di “stringi stringi”, per venir fuori da quella situazione mortificante. Con stupore, nel campionato in corso, la squadra granata sta regalandoci un calcio godibile, accompagnato da risultati confortanti.

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I nemici lo hanno morso con tutti i denti che tenevano in bocca. Mentre pensavo che Mario Gesuè, con la sua faccia luminosa e rassicurante avesse solo amici. Poco male, si sarà detto, l’importante è che raggiunga il mio obiettivo. E così, un po’ alla volta, la ruota si è messa a girare in altra direzione e i risultati stanno arrivando, dopo un inatteso e sofferto avvio. Gesuè è un uomo sicuro di sé. Non sbraccia, non digrigna i denti, non lancia strali. Anche nelle giornate sinistre dispensa sorrisi e parla, come i signori di una volta, a bassa voce.  Vola e usa lo smartphone per tenersi informato e pur stando lontano segue le sfide dei lupi, in casa e fuori. Un po’ dal vivo e un po’ sul monitor.

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Se riuscirà nel suo intento, Mario Gesuè finirà nell’Olimpo dei potenti. Proprio mentre il suo ex sodale Giovanni Circelli ha messo piede al Partenio di Avellino. Che strano questo mondo dei calci d’angolo. Le pedine si muovono come su una scacchiera. E poi dicono…