“Alesia ed i suoi compagni di viaggio” ospitano sempre con piacere il contributo dell’amico Sergio che con l’occasione ringraziano di cuore
di Sergio Genovese*
Da quando mi occupo di sport, da oltre mezzo secolo, la politica sportiva del Molise ha avuto criticità che seppur in epoche diverse, sono rimaste più o meno le stesse. Gli impianti hanno avuto un piccolo impulso di crescita ma di certo non possiamo dire che la nostra regione ne conta a sufficienza, anzi! A Campobasso siamo in attesa di conoscere se il destino della seconda piscina sia ai titoli di coda oppure no, se la palestra dell’IPIA, davvero un lusso, finalmente sarà inaugurata, se il prato del Campo “Nicola Palladino” trovi un taglia erba generoso che possa rasarlo senza aspettare la stagione successiva. Ma molte delle vecchie palestre continuano ad imbarcare acqua come zattere alla deriva, sono piene di barriere architettoniche ma soprattutto contano un numero di praticanti che negli anni invece di aumentare sono diminuiti. Ma è terribilmente in discesa anche la territorialità culturale dello sport che spazzata dall’onda del degrado che viviamo, si è adeguata al ribasso al punto di non essere più quella zona franca che distingueva uno sportivo da un sedentario. Lo sport ha perso la sua funzione educativa per acquisire al massimo una funzione salutistica. Chi intende cosa voglio dire comprende che la differenza è sostanziale. Mancano gli uomini giusti per recuperare terreno perché spesso le federazioni sono guidate da persone ambiziose ( che si può comprendere) ma con poca esperienza se è vero come è vero che non si fa la gavetta. La forza dell’agire è direttamente proporzionale alla spocchia che non avrebbe ragione di esistere se i nuovi dirigenti avessero trascorso una parte del tempo della loro vita sui campi di gara. Succede invece che degli illustri sconosciuti li ritrovi su poltrone importanti impegnati a pontificare su argomentazioni spure di qualsiasi retroterra di cultura sportiva. Così la retorica inutile ha il sopravvento sugli spazi educativi che lo sport dovrebbe tutelare, per conferma basterebbe assistere ad un qualsiasi incontro tra ragazzi per rendersi conto cosa si è affastellato negli anni sul tema dell’etica sportiva. Abbiamo passato notti insonni a disperarci per le risse tra i genitori, per gli accanimenti contro gli arbitri di gara, per le simulazioni che educavano ed educano alla slealtà, eppure sentiamo quelli della nuova frontiera che ancora si affidano agli slogan obsoleti secondo cui lo sport toglie i ragazzi dalla strada e dalla droga. Per metterli dove? Diciamo pure che la stampa nazionale e regionale potrebbe fare molto in questo senso ma fa poco. Anzi a volte non ingigantisce le lacune che possiede distratta come è a rappresentare uno sport più pop ma molto shock! Per intenderci pochi giorni fa il centravanti della nazionale spagnola Morata ha subito minacce di morte per un goal sbagliato eppure il misfatto ha compiuto un giro così periferico che quasi la notizia è stata pubblicata per inerzia. Anche questo mi sembra molto grave. Invece di organizzare sondaggi per sapere se l’ultimo tatuaggio di Insigne è gradito ai suoi fan avrebbe potuto favorirne un altro per chiedere ai tifosi se certi atteggiamenti sono degni dello sport o della inciviltà. Avrei potuto raccontare tante altre storie anche di casa nostra senza che lo scenario si modificasse. Nascondere le cose che non vanno significa impedire che lo sfascio si arresti. Dribblare le zone grigie non farà altro che dare maggiore tonicità muscolare a tante persone che albergano nello sport senza averne cittadinanza. Se sentite raccontare che le palestre sono ancora piene diffidate da chi ve lo descrive. Se pure fosse ma non è, in quelle palestre nel regno dell’edonismo, gli allenatori si impegnano per scolpire il corpo dei propri allievi invece che rubare allo sport tutti quei valori educativi che i giovani di una volta dopo la partita mettevano in campo per sentirsi partecipi di una realtà gonfia di privilegio.
*Sergio Genovese
Attualmente dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore “M. Pagano” di Campobasso. Diplomato presso l’ISEF di Napoli e Laureato in Scienze Motorie presso l’Università di Cassino. Autore di pubblicazioni e contributi giornalistici che hanno raccontato la storia sociale, sportiva e scolastica di Campobasso. Per oltre un trentennio si è occupato di sport scolastico e societario. Ha scritto e scrive anche per riviste scientifiche di sport e su diverse testate regionali dove ha condotto diverse rubriche di carattere sociale e sportivo. Ha rivestito diverse cariche in ambito sportivo regionale e nazionale, già Presidente del G.S. Virtus e del Comitato Regionale della FIGC settore Giovanile e Scolastico, già Direttore Generale del Campobasso calcio e dell’Atletica Bojanese, tecnico nazionale specialista di atletica leggera, istruttore di calcio e preparatore atletico di club professionistici e dilettantistici, componente di commissioni nazionali presso il “Centro Tecnico di Coverciano” della Federalcalcio. Ideatore della manifestazione nazionale “Portiamo in piazza i loro sogni”. E’ stato capo delegazione, negli anni novanta, della Nazionale Juniores di calcio allenata da Francesco Rocca nei Campionati Europei di categoria. Attualmente docente della Scuola Regionale dello Sport del CONI Molise, insignito della Medaglia di Bronzo al merito sportivo.