L’Italia non è mai stata un paradiso

Diffidate di chi vi dice che 20 o 30 anni fa si trovasse lavoro ovunque.
L’ufficio di collocamento è sempre stato un girone infernale. Una estensione legittimante del braccio burocratico statalista, nulla di più.
L’unica differenza era rappresentata dal fatto che, se avevi una buona idea (e buone gambe per presentarla in giro), prima o poi qualcuno che te la finanziasse, magari speculandoci su, lo trovavi.
Certo, dovevi continuare a lavorarci duro, ma, in fondo, era una tua idea, una tua figlia, per certi versi, lo facevi volentieri, pur sapendo che, con fondi tuoi, gli introiti sarebbero stati più che raddoppiati.
Ecco, probabilmente è questo che manca oggi: l’iniziativa privata stroncata da una tassazione che fa divenire conveniente tenere fermi i soldi, anziché farli circolare in investimenti.
È la paura di essere considerati evasori ogni qualvolta si emetta una fattura a bloccarli.
I controlli su guadagni presunti escludendo le spese dai ricavi sono all’ordine del giorno negli studi di settore: se hai una flessione del fatturato poiché un tuo cliente primario ha chiuso, pur potendolo dimostrare, sei automaticamente un evasore per quello Stato che pretende fino al 70 per cento del tuo sudore, senza darti nulla in cambio.
Uno statalismo fagocitante sponsorizzato dalle sinistre che, inoltre, tiene in piedi baracconi costosissimi che stipendiano parassiti inutili e dannosi.
L’immobilismo non è fare politica, è MORTE… non diventate complici