L’essenziale è confidare in Dio

XV Domenica del tempo ordinario

Mc 6,7-13

Gesù ha mandato in missione i suoi apostoli con assoluta scarsità di mezzi, probabilmente perché imparassero a beneficiare dell’azione provvidenziale dello Spirito, il quale, come è risaputo, opera con più facilità in chi non fonda tutte le sue aspettative nelle cose materiali. Il Maestro non ha permesso inoltre che i suoi discepoli andassero singolarmente; ciò non solo perché potessero sostenersi a vicenda; in questo modo, infatti, potevano restare una “comunità” e non essere autoreferenziali.

+In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri.+

Gesù chiama i Dodici a sé: spesso questo numero rappresenta la discendenza di Giacobbe (il nucleo fondante della comunità di Israele); considerando ciò, emerge chiara l’immagine  del Cristo che riunisce attorno a sé il nuovo Israele, rendendo principi e patriarchi gente umile e semplice, peccatori convertiti ed emarginati. I “chiamati” avevano ormai già fatto esperienza sufficiente: preparati all’accoglienza, al rifiuto e a discernere la vera fede da quella falsa; forse per questo Gesù decide di mandarli a continuare l’opera da lui iniziata comunicandogli l’autorità dello Spirito. Marco specifica il fatto che gli apostoli (avevano ricevuto potere sugli spiriti impuri, senza soffermarsi sugli altri carismi, come per sottolineare la fine della tirannia del male, per chi si rifugia all’ombra dei suoi inviati). Da considerare anche come egli mandi i suoi apostoli a coppie perchè imparino a non prendere da soli decisioni e non essere autoreferenziali: la Chiesa è sempre comunità, mai si incentra su un unico individuo, in quanto l’unità è data dalla fedeltà a Cristo e al suo Vangelo. In questo modo i seguaci di Cristo non diventeranno superbi ed impareranno che solo attraverso la comunione e la condivisione si può essere inabitati pienamente da Dio. Un insegnamento che diventerà molto utile quando, più in là, prenderanno autorità sulle chiese da loro fondate.

+E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.+

Il Cristo, specie durante le missioni di evangelizzazione, chiede ai suoi discepoli di avere piena fiducia nell’azione provvidenziale dello Spirito, così da rendere la loro testimonianza ancora più efficace. È per questo che raccomanda loro di partire come se il loro viaggio fosse breve o, piuttosto, come se qualcuno si sarebbe costantemente preso cura dei loro bisogni. Lo Spirito opera con più facilità in coloro che gli si affidano totalmente. Immaginiamo un bambino che si affida ciecamente ai suoi genitori, se parte per un viaggio e sta con loro resta tranquillo e sereno perchè sa che non gli mancherà nulla. Il Maestro ordina ai suoi inviati di portare con se un bastone, simbolo della fede e dell’autorità conferita da Dio, che farà loro da sostegno durante il cammino, ma esso è anche un richiamo a Mosè a cui è stato affidato, a sua volta, un bastone da pastore, da allora diventato segno umile e nel contempo autorevole, della sovranità di Dio. Non preoccuparsi per il sostentamento ( il pane); non preoccuparsi degli imprevisti (la sacca con tutto quello che potrebbe occorrere); non preoccuparsi di fornirsi di false sicurezze (i soldi nascosti nella cintura); prepararsi a lunghi percorsi (i sandali) e alla coerenza fedele (una sola tunica).

+E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì.+

C’erano due motivi che potevano indurre i discepoli a cambiare ospite: una casa più comoda e con cibo migliore; trovare persone più influenti che potessero facilitare il loro compito. Gesù voleva però che i suoi apostoli fossero sempre grati alla Provvidenza; in questo caso egli raccomanda di non andare in cerca di sistemazioni migliori a quelle già trovate;  non deve essere nell’intenzione del seguace di Cristo migliorare ulteriormente la propria condizione. Ciò avrebbe distratto gli inviati dalla loro missione.

+Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».

«Scuotere la polvere dai piedi» è un gesto simbolico del giudeo che ritorna da un viaggio in terre pagane, esso vuole esprimere, oltre che il purificarsi dalle impurità, la volontà di dissociarsi da una condotta sbagliata. I discepoli non dovevano lasciarsi scoraggiare, ne dovevano imitare coloro che rifiutano la Grazia.

+Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.+

Solo coloro che erano fedeli agli ammonimenti e alle indicazioni del Cristo potevano operare, attraverso l’azione dello Spirito, le stesse opere del Maestro. Le guarigioni e le liberazioni erano (e sono) il segno del Regno di Dio che avanza nella storia; il ritrovato ordine perduto, pervertito dal peccato e dalla disobbedienza, viene così ristabilito. Ecco perché il ritorno di Gesù sulla terra deve essere atteso come un giorno di Gioia infinita e non invece causa di ansia e angoscia.

Questo modello di evangelizzazione, non basato sul dispiegamento di tecnica, abbondanti risorse e mezzi potenti, ma fondato esclusivamente sulla fede in Dio, è straordinariamente efficace. Del resto tutto il potere dell’uomo non potrà mai surrogare quello di Dio.

Se vogliamo che il Vangelo trionfi dobbiamo fidarci di Dio, essere capaci di scommettere tutto sulla sua Parola. A volte la nostra rete è vuota, ma l’opera di evangelizzazione non è una forma di marketing a livelli, fondato sulla ricerca di grandi numeri. Ci sono stati grandi personaggi dello Spirito, come ad esempio Charles de Foucauld, che in vita hanno avuto pochissimi seguaci. In questi casi, prima di rimproverare Dio per il suo silenzio e la sua apparente lontananza, dovremmo invece ricordare che il suo modo di operare trascende sempre le nostre capacità di comprensione.

Nota storica: questo modo di evangelizzare è stato probabilmente largamente in uso nei primi due secoli, andando pian piano scomparendo nel corso del IV secolo in seguito alle istituzionalizzazioni di Costantino (313) e Teodosio (380). Un’importante testimonianza a proposito, possiamo trovarla nella Didachè, testo cristiano datato attorno alla fine del I sec. Riportiamo uno stralcio:  «Ogni apostolo che venga presso di voi sia accolto come il Signore.  Però dovrà trattenersi un giorno solo; se ve ne fosse bisogno anche un secondo; ma se si fermasse tre giorni, egli è un falso profeta.  Partendo, poi, l’apostolo non prenda per sé nulla se non il pane (sufficiente) fino al luogo dove alloggerà; se invece chiede denaro, è un falso profeta. (Didaché 11,4-7).

Per apostoli si intendeva quello che oggi definiremmo “evangelizzatori” itineranti, non dunque i successori dei dodici. Difficile non pensare al francescanesimo delle origini, che del resto prendeva spunto proprio dalle indicazioni evangeliche sulla predicazione missionaria. Si noti, oggi come allora c’è stato sempre qualche approfittatore, ma che umani saremmo senza l’esperienza dell’errore e del limite?

Felice Domenica

Fra Umberto Panipucci