Le prigioni dello Spirito

XIV Domenica del tempo ordinario (b)

Commento a Mc 6,1-6

Il Vangelo di questa settimana ci mostra quanto, una mentalità chiusa ed eccessivamente tradizionalista, possa diventare un micidiale impedimento all’opera della Salvezza. Leggiamo infatti come I conterranei di Gesù non riescono ad andare oltre la stessa idea che si erano fatti di lui, arrivando persino a scandalizzarsi per tutti i segni che attraverso il loro umile paesano, un falegname, si stavano manifestando.  A volte i preconcetti che si hanno su Dio, per cui questi dovrebbe operare e salvare solo secondo certi criteri, sono un serio ostacolo, non solo al nostro personale progresso spirituale, ma anche, e sopratutto, a quello collettivo.

+In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.+

Dopo il grande successo ottenuto attraverso i clamorosi segni della tempesta sedata (Mc 4, 35-41), la figlia di Giàiro e l’emorroissa (cf Mc 5, 21-43), per i quali una grande folla li seguiva ed acclamava, la comunità itinerante di Gesù sceglie di far ritorno nella terra del suo Maestro per un’altra importante esperienza che l’azione provvidenziale dello Spirito stava preparando.

+Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.+

I versetti appena letti, mettono in evidenza un aspetto dell’umanità che tanta difficoltà crea a coloro che si sforzano di portare la novità del Vangelo. Apparentemente questa gente conosce Gesù, o meglio: s’illude di conoscerlo. Proprio per questo non è capace di riconoscere quello che di Lui non ha mai saputo ne capito. La predicazione di Gesù era piena di Grazia e Profezia, la più bella che il mondo fino ad allora e per tutti i secoli a venire, avrebbe conosciuto. Eppure i “conterranei del Cristo” non sono capaci di andare oltre i loro schemi. Tutto ciò perchè abbiamo l’abitudine di rinchiudere le persone che conosciamo nell’idea che ce ne siamo fatti, fino al punto da rifiutare anche l’evidenza palese di un loro cambiamento, nel bene o nel male. Proprio le persone che più credono di conoscerti possono smettere di accettarti quando in te avviene un mutamento. Per aiutarci ad assimilare questo concetto possiamo immaginare che le idee che ci siamo fatti sule persone conosciute compongano una collezione di modelli: ognuno ha le sue caratteristiche ed è collocato diversamente in una visione d’insieme che reputiamo essere la nostra realtà, composta da comparse e personaggi principali e secondari: se qualcuno cambia il suo ruolo, questo modello viene scombinato; ciò può irritarci, darci fastidio, gettarci nel panico o, più raramente, nel caso la nostra unica speranza possa essere un ribaltamento della situazione, una fortuna insperata. Si consideri anche che tale concetto può essere applicato anche alla coscienza collettiva di una comunità. In questo caso, per gli abitanti del suo paese, Gesù aveva una posizione e un ruolo che ha tradito; ciò aveva destabilizzato l’idea che si erano fatti di lui: un falegname doveva restare un falegname, non poteva essere un profeta ne tantomeno il Messia! Ecco lo scandalo: il rigetto e la condanna che serbiamo per qualcuno quando non riusciamo a collocarlo nei nostri schemi.

+Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».+

Il Vangelo è stato accolto da chi viveva ai margini, non solo quelli della vita sociale e politica, ma da chiunque non si riconosceva nelle correnti politiche, religiose e sociali dominanti. È questo non è vero solo per l’aspetto socio-politico, ma anche quello familiare. Succede spesso, infatti, che proprio i legami più forti generano i pregiudizi più radicali e resisitenti. Questi fatti prepareranno i discepoli a quello che dovranno affrontare quando saranno rifiutati dai loro stessi cari a causa del Vangelo.

+E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.+

Difficile  accettare che Gesù “non possa fare qualcosa”, ma questo è il limite che Dio si è autoimposto per non rendere la creazione una sterile, seppur maestosa, giostra d’ingranaggi: la nostra libertà, la possibilità di rifiutare la Grazia, ma anche i nostri pregiudizi, possono essere l’ostacolo più grande all’Azione dello Spirito Santo. Un cuore aperto al “Paraclito” sa riconoscerlo anche quando la sua voce arriva dal profeta più improbabile. In questo caso la Grazia “non  poteva” agire in quelle anime perchè chiuse all’inaudita Speranza annunciata dal Vangelo. I preconcetti soffocano la speranza che muore sul nascere anche quando lo stesso Cristo la semina. Leggiamo come fra questa gente facessero eccezione i malati. Il motivo è semplice: chi soffre ha la grande forza di andare oltre, fare quel grande salto nel buio che è la Fede; un buio oltre il quale c’è uno splendore senza fine. Così solo il cuore di quei pochi sofferenti ha voluto e potuto accogliere la luce portata da Gesù.

Felice Domenica

Fra Umberto Panipucci