Amministrative, Venittelli detta la rotta: «Il Pd si apra ai movimenti»

«Non mi posso immaginare un futuro candidato per Termoli che vada contro il civismo. Il partito non se lo può permettere»

REDAZIONE TERMOLI

«Una lunga serie di errori, nel nostro campo, ha condotto a una sconfitta epocale e alla formazione del primo governo nazionalpopulista dell’Europa occidentale, egemonizzato culturalmente e politicamente dalla nuova destra. L’Italia rischia un declino inarrestabile, separata dall’Europa e divisa al suo interno, impaurita, incattivita e avvitata in sé stessa. Il primo passo sarà tornare a incontrarci, in tanti, per cercare e trovare insieme le soluzioni e la radice profonda del nostro stare insieme e del costruire un’idea di società giusta. Abbiamo perso troppo tempo. Ma non sarà troppo tardi se riusciremo a cogliere la portata della sfida». E’ questo il futuro del Partito Democratico che tenterà di plasmare il nuovo segretario Nicola Zingaretti , una sfida che – archiviata la fase renziana  – il partito si appresta ad affrontare sull’onda dell’entusiasmo delle recenti primarie e che vedrà quale primo significativo bando di prova la prossima tornata elettorale (europee e amministrative). Una sfida rilanciata anche in quel di Termoli dalla neo componente dell’assemblea nazionale, avvocato Laura Venittelli, eletta proprio con la mozione Zingaretti, che nella giornata di ieri ha voluto incontrare la stampa per illustrare il nuovo asseto ideologico targato Pd attraverso cui si determinerà il perimetro delle alleanze e quello delle candidature. «La necessità per il Partito democratico – ha spiegato è portare avanti una linea di cambiamento vero rispetto a tutto ciò che era successo negli anni passati,e se si vuole ripartire bisogna farlo attraverso un primo riconoscimento degli errori». Ed il mea culpa per la Venittelli acquisisce la dimensione di un partito che ha lasciato isolate le fasce più deboli della popolazione, che non ha saputo cogliere le istanze dei precari, dei movimenti… in poche parole che ha abbandonato i temi che l’hanno sempre contraddistinto. « Questa cosa ci ha snaturato, facendoci perdere il rapporto con le persone, il contatto con la gente e tanti consensi (per poi culminare nella debacle del 4 marzo 2018). Abbiamo sbagliato perché abbiamo guardato ad un ‘campo’che no nera nostro, ovvero il centrodestra. Tutto ciò non ha fatto altro che consegnare il Pese nelle mani della Lega e del M5S, ad un Governo che ha bloccato 600 cantieri, un Governo che oggi dice una cosa e domani un’altra, che si contraddice, con due partiti che fanno campagna elettorale da dieci mesi senza considerare le vere problematiche del Paese». «E rispetto a questo la mozione Zingaretti  parla a quell’Italia che noi abbiamo perso e che vogliamo recuperare». Segnali positivi secondo l’avvocato ci sono: tra questi quelli che giungono attraverso i sondaggi. E come si mutua questa mission a livello locale, ed in particolare in vista delle prossime comunali di Termoli e del capoluogo? L’aspetto determinante, principale fonte della nuova politica targata Zingaretti, è quelli di aprirsi, di riformare un partito che non insegua il populismo e la destra sui suoi terreni, che sia l’alternativa, e che, soprattutto, chiuda le porte ad eventuali  presenze spurie. «Noi, in passato abbiamo guardato al mondo del centrodestra, e abbiamo fatto alleanze con quel mondo lì… dimenticando il nostro mondo.  E abbiamo visto cosa è successo nella regione Molise. Nel 2013 abbiamo fatto delle alleanze innaturali, e così è successo per le amministrative di Termoli e Campobasso. Invece la mozione Zingaretti dice: apriamoci a quei mondi che non stavano più con noi (il mondo del civismo). Mondi che in amministrazioni come la nostra si sono trovati un muro contro». Il riferimento a Sbrocca e alla gestione della vicenda tunnel con il mancato referendum è tutt’altro che velato. A questi mondi dobbiamo riaprirci. La mozione ha vinto in maniera chiara e inequivocabile, ed è stata sposata da tutti e tre i candidati per la segreteria, quindi non c’è una strada alternativa. Io – aggiunge la Venittelli – non mi posso immaginare un futuro candidato per Termoli che vada contri i movimenti. Il Pd non se lo può permettere
e se questo aspetto è chiarito ce n’è un altro sul quale non è stata ancora sciolta la riserva: primarie si o primarie no, visto che stando ai rumors i candidati sindaci per Termoli e Campobasso dovrebbero scaturire da un confronto interno al partito. «Il Pd – afferma – non è un partito dittatoriale. È un partito che ha nel proprio regolamento, nel proprio Dna, la scelta delle figure apicali attraverso la democrazia, che può essere interna o esterna (con le primarie). Per noi la priorità è che l’eventuale candidatura venga preceduta da un confronto nel “proprio campo”. Prima si sceglie con chi stare, e poi si sceglie chi dovrà rappresentarci. È questo il tema oggi».