Domenica 13 dicembre 2015, aprendo i battenti della Porta Santa della Cattedrale di Campobasso, sua eccellenza monsignor Giancarlo Bregantini ha inaugurato, nel capoluogo del Molise, le celebrazioni per il Giubileo della Misericordia.
Il popolo di Dio, accorso festante per l?occasione, ha avuto anche modo di osservare, e leggere, una piccola, ma importantissima targa apposta da quasi 90 anni sulla facciata del Duomo. Ci riferiamo alla lapide commemorativa dell?ingresso del primo vescovo di Campobasso in citt?, nell?ottobre del 1927. Il manufatto (di cui abbiamo pi? volte denunciato la perdurante condizione di degrado ed abbandono) ? stato finalmente sottoposto ad un intervento di opportuna ripulitura ad opera della ditta Lella, per volont? dell?avvocato Alberto Pistilli Sipio. L?osservazione ravvicinata ha consentito di constatare che si tratta di una lastra di pietra locale, probabilmente appartenuta alla chiesa stessa. Sarebbe, quindi, il riutilizzo di un oggetto ?proveniente dal passato? e pertanto dal profondo valore intrinseco.
Il testo, oggi completamente leggibile, grazie al ritocco delle lettere, recita: Summo civium gaudio/ Campibassi episcopus dioecesis primus/ Albertus Romita/ postridie idus octobres MCMXXVII/ anno quinto fascalis imperii/ hoc templum adiit/ R.P.pot. [con sommo gaudio dei cittadini, Alberto Romita, vescovo di Campobasso il primo della diocesi (ad esserlo), fece ingresso in questo tempio il 16 ottobre 1927, anno quinto dell?era fascista. Renato Pistilli podest?]. E? l?imperituro ricordo dell?ingresso del Vescovo, il primo della diocesi di Bojano-Campobasso, nella nuova Sede Episcopale. Con tale trasferimento si concluse una plurisecolare vicenda che aveva contrapposto a lungo l?antica Citt? di Bojano alla molto pi? ?giovane? Campobasso. Bojano era stata citt? Sannita e poi Romana; Campobasso, la cui prima citazione ufficiale risaliva solamente al 878, era di certo meno blasonata! Ma, con il trascorrere del tempo, la posizione pi? favorevole, sia da un punto di vista economico-amministrativo che climatico (maggiormente salubre, come riportavano le cronache), aveva indotto a progettare lo spostamento dell?Episcopio. L?operazione, per?, fu strenuamente avversata da clero e popolo bojanesi. Del resto, per meglio comprendere tale opposizione, basti considerare che l?elenco (noto) dei Presuli inizia nel lontano 502 con il vescovo Lorenzo. Fu solo nel 1927 che monsignor Alberto Romita riusc? caparbiamente in ci? in cui i suoi predecessori avevano fallito!
L?ultima narrazione (per noi contemporanei) contenuta nella Lapide ? l?indissolubile rapporto tra la Famiglia Pistilli e la citt? di Campobasso. Ma a riguardo ? sicuramente pi? autorevole lo studioso Angelo Tirabasso il quale, nel suo ?Dizionario Biografico del Molise? (1932), scrive ?dell?antichissima famiglia campobassana? elencandone dettagliatamente i sacerdoti, i medici, gli avvocati ed i patrioti che, a partire dal 1596, si distinsero nei loro rispettivi campi ?professionali?: Giacomo, Giovan Donato, Giovan Nicola, Carlo, Alberto, Angiolo, Carlo, Silvio, e Renato. Inoltre nella famiglia Pistilli ? ?confluita?, estinguendosi, un?altra nobile schiatta, quella dei Sipio, resasi anch?essa protagonista, nei secoli, delle vicende cittadine. La lettura dell?epigrafe della Cattedrale, insomma, non pu? essere ridotta soltanto alla pur importante cronaca incisavi. La Pietra, infatti, non si limita a raccontare un singolo episodio, ma racchiude in s? una miriade di storie che, nel loro insieme, narrano la Storia di un florido borgo, sorto e sviluppatosi all?ombra del Monforte. Paolo Giordano