“Alesia e i suoi compagni di viaggio” ospitano, nella consueta rubrica domenicale, il contributo di Bartolomeo Bartolini, che di cuore ringraziano
Quanto sono fortunato; è quello che continuo a ripetermi ogni giorno, che ci sia il sole o che piova. Mi sento fortunato di esser nato in un luogo bellissimo, da una famiglia umile, che mi ha sempre dato sostegno nei miei progetti. La mia famiglia non è perfetta, ma ha così tanto amore da regalare. Quell’amore traspare anche nei momenti più bui, è soltanto necessario imparare a coglierlo. E poi i miei amici. Quanta energia mi donano. Quando guardo a tutta la strada che abbiamo fatto insieme, tutto il tempo che abbiamo passato nel costruire la nostra amicizia, non è mai stato tempo perso. Non sempre è stato facile, ma ancora una volta, aggrapparsi all’amore anche nei momenti più oscuri, mi ha salvato la vita.
Poi, un sogno. Un’idea che mi accompagna dalla Terza Elementare. Diventare un attore: fare dello scambio d’amore e di energia un mestiere a tempo pieno. Così inizia la mia storia, il 3 Settembre 2013, con un biglietto di sola andata per il Regno Unito, Londra. Avevo 18 anni, appena diplomato e ancora con la testa fra le nuvole. Mi trovai un lavoro, strinsi qualche amicizia con italiani, spagnoli e polacchi con l’obiettivo di entrare un giorno in una scuola di arti drammatiche.
Mi sentivo ancora molto fortunato, ma questo non vuol dire che fossi sempre felice. Ci sono stati momenti che mi hanno fatto sentire alienato dal mondo intero. L’eccitazione di vedere prodotti mai visti sugli scaffali dei supermercati, la voglia di provare cose nuove, presto si era trasformata in una ricerca senza freni di cose familiari, oggetti che mi riportassero almeno per un attimo alla sicurezza di una routine che non mi accorgevo di seguire. E dunque mi sono caricato di cose futili, ho cercato l’essenziale nei posti sbagliati, in oggetti o nella visione che gli altri avevano di me, invece di concentrarmi su me stesso e ciò che io potevo offrire agli altri. All’improvviso mi ero perso in un limbo, dimenticando temporaneamente le mie radici italiane, per dare spazio al mondo nuovo dell’Inghilterra, che ancora non capivo.
La lingua ha posto un grande muro fra me e la possibilità di sentirmi a mio agio nella società;
Riuscivo a lavorare più o meno bene in inglese, facendo panini o vendendo gelati, ma avevo timore di non essere abbastanza fra tutti gli altri, sentivo che la mia pronuncia non era buona, non mi esprimevo bene e non ero sicuro di cosa dovessi fare per raggiungere i miei sogni. Guardando indietro a quegli anni, capisco che il segreto era: buttarmi e fare errori. Le audizioni per entrare in una scuola di teatro mi hanno insegnato proprio questo. Dopo quattro tentativi falliti, l’ultimo sforzo l’ho messo nell’essere me stesso. Tanto duro lavoro e mi accettarono ad East15, votata nel 2019 come la migliore università di teatro del Regno Unito. E io che ci facevo lì? Mi sentivo ancora piccolo e impreparato: l’unico straniero, quello che non conosce la cultura teatrale inglese, colui che non sa distinguere l’accento irlandese da quello scozzese, che si impappina nel parlare, ancora ipercritico e insicuro di sé stesso – ma senza alcuna ragione. La mia cultura era in fondo più estesa, il mio lessico più ampio, avevo tanti hobby e capacità e, quando parlavo, tutti erano attenti ad ascoltarmi, come se fossi il saggio della montagna. Non me ne accorsi allora, ma stavo cambiando in meglio, grazie al teatro e, come io mi ispiravo a loro, anche i miei compagni si facevano ispirare da me. Ho scoperto che la mia timidezza derivava da un desiderio di osservare gli altri, in modo da capire più in profondità me stesso. Ci sono riuscito a guardarmi allo specchio, migliorando aspetti del mio carattere e imparando ad accettare e assimilare le emozioni negative che di solito sotterravo e ignoravo. Ciò che tanto mi piace del teatro, stava lentamente diventando parte della mia vita. Riuscire a percepire le energie provenienti da persone e luoghi, diventare più sensibile mi ha dato gli strumenti per capire che ciò che davo agli altri era esattamente ciò che ricevevo indietro, dunque mi sono improvvisamente sentito un super eroe! Mi sono dato la possibilità di esplorare, divertirmi, cambiare, imparare e ho visto le persone attorno a me fare la stessa cosa! Mi sono appassionato alla lotta contro il cambiamento climatico e ho imparato a non portare il peso dei miei pensieri e ansie sulle mie spalle, lo ho condiviso con chi sapevo avrebbe ascoltato: ho chiesto aiuto. Ho chiesto aiuto quando non sapevo come scrivere un monologo in inglese. Ho chiesto aiuto quando ero così triste che non sapevo come alzarmi da letto. Ho chiesto aiuto quando non sapevo come aiutare gli altri. Quello che dai è quello che ricevi, e come io chiedevo aiuto, altri mi hanno chiesto aiuto, mi sono sentito importante per certe persone e, senza volerlo, mi sono creato una rete di sostegno quasi indistruttibile.
Il bello di tutto ciò, dall’essere entrato in una scuola di teatro di prima classe, al circondarmi da bellissime amicizie, dal trovare lavoro in teatro al migliorare i miei talenti, è che è stato possibile semplicemente grazie alla pazienza. Sebbene il mondo abbia cercato di impormi una scadenza, quello che ho capito è che prendersi il proprio tempo è essenziale, in tutto. Prendersi il tempo di digerire cosa ti accade nella vita, farsi un piano d’azione senza fretta, con calma sentire dentro di te cosa davvero è importante nel “qui ed ora”. Per me la chiave non è stata l’essere fortunato, ma avere la coscienza di capire quando, da dove e come quella fortuna (o felicità) sarebbe arrivata.
Bartolomeo Bartolini
Bartolomeo (actor, puppeteer, mover, activist), si è recentemente laureato in Physical Theatre, alla East15 Acting School nel Regno Unito, dove vive attualmente.
La sua formazione lo ha portato ad esplorare vari tipi di teatro, dal clowning al mimo, dall’espressionismo al naturalismo, combinando musica, danza, poesia e prosa.
Dopo il suo debutto italiano di Agosto 2020, con ‘Quindi…lo sapevi?’ una performance solitaria di arti combinate, Bartolomeo si sta preparando al tour europeo ‘The Walk’, prodotto da Good Chance Theatre, dalla Siria al Regno Unito, per raccontare la storia di Amal, una bambina di 9 anni dovuta scappare dagli orrori della guerra.