La guerra per i deboli conclamati

di Sergio Genovese

Le immagini di guerra che arrivano dall’Ucraina ci lasciano interdetti nel dubbio si tratti di realtà o di finzione per la potenza della disperazione che provocano. Appena tutto è scoppiato si sono messe in moto  le dinamiche che negli anni, educativamente  parlando, hanno favorito la crescita inquinata dei nostri ragazzi, sempre troppo protetti per poterli far diventare grandi e capaci di attraversare i ponti della vita da soli. Mai, nel tempo, ci sono state robuste rappresentanze di educatori che avessero tentato di agevolare azioni nelle quali i giovani fossero stati preparati ad affrontare i percorsi della vita nella consapevolezza di poter incontrare pianure, discese ma pure salite. L’andamento costruito di iper protezione ci ha sdoganato ragazzi senza volto, pronti alla depressione pure in conseguenza di una interrogazione andata male a scuola. Chi si  è relazionato con loro da qualsiasi latitudine, invece che promuovere progetti finalizzati a dargli compattezza d’animo, con un eccesso esagerato di “mammismo”, è sempre stato spinto ad offrire una spalla anche quando forse era necessario pizzicarsi la pancia e mettere difronte ad una responsabilità “progresso” chi chiedeva implorazione. Il resto lo conosciamo tutti anche se in tanti fingono di guardare alla luna: droga ed alcol, imperituri, continuano a mietere tante vittime. Per ricollegarmi al titolo le tv “populiste” in questi giorni stanno enfatizzando gli effetti deflagranti che possono avere le immagini di guerra sui nostri ragazzi con una schiera di psicologi che, naturalmente aumentano il carico, per dire che ognuno di essi avrà bisogno di un supporto che li tenga protetti e tutelati. Nessuna voce di quelle che si attaccano ai salotti dei nostri noiosi e mielosi talk show che avesse sostenuto la tesi che in questi casi ai ragazzi vanno spiegate le dure emergenze della vita cercando di stimolare dentro ognuno di loro, risposte funzionali ad una crescita che  attraversando la paura riuscisse a creare reazioni da schiena a piombo. Nessuno che avesse detto che forse dello psicologo avrebbero prioritariamente bisogno quei bambini ucraini che le bombe non le vedono cadere da un video ma dalle finestre delle proprie case. Dunque anche in queste occasioni non ci lasciamo scappare l’opportunità per dare esempi negativi. Eppure quello straordinario documento che Benigni  ha dato al mondo con la “Vita è bella” non ha lasciato traccia in quegli adulti omologati che  trasmettono incertezze perchè, in fondo,  incerti sono pure loro. E’ evidente che fare l’educatore è compito difficile ma deve essere ancora più chiaro che le crisi di panico, le anoressie e le depressioni dei nostri figli sono l’autentica ed indissolubile conseguenza di quello che abbiamo seminato in termini di comportamenti molli e mai lungimiranti che si sono interessati dell’oggi e mai del domani. Nel frattempo quei ragazzi presumibilmente tramortiti proprio questa notte hanno festeggiato il carnevale lasciando come al solito nelle strade i segni  incivili delle loro scorribande.