La finta autonomia dello sport

di Sergio Genovese

Ha destato qualche perplessità il comunicato del nuovo presidente del Coni Molise che rivendicava l’autonomia dello sport rispetto alla prossima, imminente, tornata elettorale. Il contenuto, densamente teorico, era un inno platonico a ciò che dovrebbe essere e non è. Avendo riportato per oltre cinquant’anni il fango dei campi sportivi a casa ostentandone fierezza, avendo vissuto le stanze periferiche dello sport ma anche quelle più blasonate romane, ho sempre realizzato, con segnali inconfutabili, che la politica si è con costanza  intrufolata dappertutto per questo anche nello sport. La dichiarazione di ortodossia venuta fuori sembra voler essere un intreccio tra la retorica di chi continua a sostenere vecchi schematismi e di chi finge di non ricordare che la politica ha bisogno dello sport e lo sport ha bisogno della politica. Solo chi è fuori contesto può pensare che Malagò o Gravina (per fare un esempio) per realizzare la loro scalata ai vertici dello sport italiano, non abbiano chiesto aiuto ai potenti con le auto blu. Magari le cose  sono successe anche dalle nostre parti e non ce ne siamo accorti perché distratti dal bagliore della luna. Che la politica sia entrata con mani e piedi nel mondo delle piscine e delle palestre, lo dimostra l’incredibile provvedimento di immaginare due Istituzioni preposte al coordinamento e alla organizzazione dello sport nazionale e periferico. Sport e salute è proprio lo specchio luminoso di un contesto che ha voluto togliere il potere all’autonomia dello sport assoggettandolo al controllo di una struttura governativa composta da uomini e donne che si siedono alla Camera e al Senato. E se le mie personali deduzioni risultassero fallaci mi chiedo se non è stata politica quella messa in campo per ottenere la elezione a Presidente Regionale. Se la campagna elettorale centrifugata non sia stata simile a quella che in questo momento stanno praticando gli aspiranti alla Camera e al Senato. A mio parere si dovrebbe uscire da certe nicchie che appartengono più alla teoria che alla pratica. Semmai l’impegno dovrà essere quello di limitare le invasioni difendendo i principi ed i valori dello sport partendo da un assunto incontrovertibile: “ Chi rivendica principi e valori senza conoscere il primato dei valori,  è destinato a fallire!”. Difendere lo sport, oltre la politica, significherà battersi non solo per nuove palestre ma anche mostrando attenzione e preoccupazione  su quelle attività  che non sono educative. Nell’ultimo decennio per responsabilità ascrivibili pure al Coni abbiamo promosso per lo sport di base azioni più salutistiche che pedagogiche. Abbiamo pensato più al corpo che all’anima.  Proteggere autonomia e purezza dovrà prevedere prese di posizioni su quelle cose ( tante) che non vanno spesso coperte dalla baldanzosa  convinzione che lo sport toglie i ragazzi dalla strada e dalla illusione che la politica resti fuori dalla porta mentre è comodamente seduta nel salotto principale della casa.