Proprio come accade tra gli umani, anche gli animali sviluppano carattere e personalità diversi da individuo a individuo. Non di rado (per ovvie ragioni tendiamo a notarlo maggiormente tra i “pelosetti” domestici) alcuni di loro manifestano peculiari e talvolta sorprendenti attitudini. E’ il caso di Miele, una “tricolore” di cinque anni, nota anche sui social per la sua spiccata vocazione a fare la mamma. Ne abbiamo parlato con l’ambientalista Angelo Bucci, proprietario della micia.
Cosa rende speciale questa gatta? Lo sintetizzo in numeri: in quattro anni ha donato il suo latte a più di quaranta gattini, la metà dei quali non erano figli suoi. Tra i felini domestici l’adozione di cuccioli trovatelli è abbastanza frequente, ma non mi era mai capitato di trovarmi al cospetto di una gatta dall’istinto materno così sviluppato.
Qualche episodio da raccontare? Certamente. Nell’estate del 2019, Mamma Miele si rese protagonista di un commovente “salvataggio”. Aveva ormai portato a svezzamento la prima cucciolata della stagione (quattro micetti, dei quali uno adottivo), quando sui social si diffuse la notizia del ritrovamento, in un cassonetto dei rifiuti, di sei gattini dal cordone ombelicale ancora sanguinante. Persone senza cuore si erano vigliaccamente “disfatte” di quegli esserini, dopo averli legati in una busta di plastica. Al mattino successivo, la donna che li aveva presi in consegna, li portò quassù (Borgata Leone di Pozzilli, ndr), nel disperato tentativo di strapparli alla morte. Apparivano minuscoli e rinsecchiti. Stremati. Mi resi conto che non sarebbe stato facile salvarli, anche perchè Miele per quarantacinque giorni consecutivi aveva già fornito il latte alla propria cucciolata. Contrariamente ad ogni infausto pronostico, invece, questa formidabile mamma prese in consegna i nuovi arrivati. In tre mesi ininterrotti di allattamento ebbe cura di ben dieci gattini, dei quali solo tre effettivamente figli suoi!
Veniamo ad oggi. La situazione? Mamma Miele sta portando avanti sei cuccioli, la metà dei quali adottivi.
Che fine fanno poi tutti questi gattini? Grazie a Facebook non ho mai avuto problemi a trovare persone e famiglie disposti ad adottarli. I cuccioli di Mamma Miele sono richiestissimi. Basti pensare che quelli attualmente in fase di allattamento non sono sufficienti a soddisfare le richieste di adozione fin qui giunte.
Morale della favola? Per giungere all’unica possibile morale, voglio ricollegarmi alle parole dell’astrofisica (e animalista, ndr) Margherita Hack “ci chiediamo se gli animali abbiano una coscienza. Dovremmo chiederci se noi umani abbiamo una coscienza”. Non di meno voglio fare riferimento, tristemente, alle infauste affermazioni che ebbi modo di leggere su una pagina di una associazione animalista, dove, evidentemente in preda al delirio, qualcuno aveva scritto “i gatti nemmeno sanno cos’è la maternità”. Ho richiamato le nobili parole della scienziata e le sciocche considerazioni dello sconosciuto, per giungere alla seguente morale: noi umani siamo chiamati ad un gesto di grande umiltà. Il tempo è giunto di scendere dal piedistallo sul quale immeritatamente ci siamo collocati. La Natura e gli Animali non sono merce. Non sono al nostro servizio. Non siamo i primi e nemmeno i migliori tra i viventi del Pianeta. Ci collochiamo, anzi, tra le specie più malvagie e insulse. Qualora dovessimo proseguire nell’intrapreso cammino di morte e distruzione, finiremo spazzati via, proprio come accadde ai dinosauri.