La Dea dei canneti fruscianti

Una mostra per apprezzare i reperti del Santuario Sannitico di San Pietro di Cantoni.

Paolo Giordano

Fino al 10 gennaio sarà possibile visitare nel sito archeologico di “Altilia”, precisamente in Borghetto Maglieri (nei pressi di Porta Terravecchia), la mostra “La Dea dei canneti fruscianti”.

L’evento ricade nel Progetto “Destinazione Matese: tra natura, cultura e tradizioni”, Bando Regione Molise TURISMO è CULTURA 2019. L’iniziativa scientifica è dell’Associazione Saipinaz Onlus che, mantenendo inalterato staff e finalità, è diretta filiazione della Cattedra di Topografia e Urbanistica del Mondo Classico dell’Università degli Studi di Perugia. L’Ateneo umbro da diversi lustri ha curato, su concessione del MiBACT, lo scavo di San Pietro di Cantoni di Sepino, sotto la guida attenta ed entusiasta del professor Maurizio Matteini Chiari. Capofila del Progetto è il Comune di Sepino con la collaborazione del Segretariato Regionale dei Beni e delle Attività Culturali del Molise, della Soprintendenza Archeologia, del Polo Museale del Molise e della Sezione campobassana dell’Unione Italiana Ciechi.

Il santuario della Dea Mefite, in agro di Sepino, è un’area sacra recintata da mura megalitiche a quasi 700 mt sul livello del mare, ubicata tra l’insediamento fortificato di Terravecchia ed il florido e vivace abitato di Saepinum. Per la monumentalità delle strutture e per la ricchezza dei ritrovamenti, si suppone che il sito ospitasse uno dei maggiori luoghi di culto del Sannio Antico.

La mostra intende presentare i risultati conseguiti sul campo attraverso le campagne di scavo succedutesi negli anni richiamando, nello specifico, l’attenzione sulle forme di accumulo dei reperti all’interno di depositi scavati in fossa. Materiali per lo più a destinazione votiva, ma anche ricollegabili alla conservazione dello strumentario connesso a rituali: memorie tangibili di celebrazioni sacrificali e/o pasti comuni.

Quanto rinvenuto racconta di come il Santuario ebbe una progressiva grande fortuna fra III e II secolo a.C., a cui fece seguito una perdita d’importanza in tarda età repubblicana ed in età imperiale, per poi riacquistare nuova vigorosa importanza fra V e VI secolo, attraverso un magniloquente complesso ecclesiale, edificato in sovrapposizione ai resti delle due precedenti antiche strutture templari.

Oltre ad una estesa selezione di materiali il visitatore è guidato, nel suo viaggio temporale, da immagini e da preziose ricostruzioni virtuali, nonché dalla fattiva presenza degli stoici membri della dell’Associazione Saipinaz, che -sfidando il clima stagionale non sempre clemente- accompagnano con competenza e professionalità nella Sale espositive..

Per rispondere alle necessità dei non vedenti, nonché ad esigenze laboratoriali, è stata prevista una sezione con un ricco repertorio di forme ceramiche ed oggetti di “instrumentum domesticum”, ottenuti attraverso stampe 3d e riproduzioni. Creazioni destinate ad esperienze di tattilità ma che, comunque, potrebbero divenire una risorsa per scopi turistico divulgativi.

La conclusione dell’evento è prevista per il 10 gennaio, ma se ne auspica una proroga, ovvero un allestimento definitivo che ne permetta l’inserimento costante in Tour e visite didattiche.