Iva non pagata sulla compravendita di auto, maxi operazione congiunta
Sequestrati beni mobili ed immobili a nove indagati per un totale di oltre 4 milioni di euro
Personale della Squadra Mobile di Campobasso in collaborazione con funzionari dell’Ufficio Controllo dell’Agenzia delle Entrate della direzione regionale del Molise e personale della Guardia di Finanza della sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica, ha eseguito una ordinanza di questro preventivo di beni mobili ed immobili fino a concorrenza di oltre 4.300.000 euro nei confronti di nove indagati.
I sequestri hanno riguardato beni immobili, autovetture, società e conti correnti riconducibili agli indagati. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale del Riesame di Campobasso a conclusione di una ampia attività di indagine di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica e finalizzata a contrastare il fenomeno dell’importazione parallela di autovetture di provenienza estera immatricolate in Italia in frode all’Iva e fa seguito ad un precedente decreto di sequestro emesso dal Gip del capoluogo per sequestri già eseguiti per oltre 800mila euro. Nei confronti di due indagati il Tribunale del Riesame ha emesso due misure cautelari personali del divieto di dimora, una per la regione Molise e l’altra per la regione Campania, nello specifico Torre Annunziata al fine di prevenire il reiterarsi dei reati. Le indagini congiunte sono iniziate nel 2016 a seguito di una segnalazione dell’Agenzia delle Entrate che in fase di analisi aveva intercettato un abnorme aumento di immatricolazioni di autovetture cui non faceva seguito l’atteso versamento di imposta sul valore aggiunto. In pratica i rivenditori d’auto esibivano all’acquirente documentazione falsa, in alcuni casi con l’avallo degli stessi acquirenti che, ora, a conclusione del processo saranno chiamati a restituire l’Iva non pagata.
Per la prima volta, ha sottolineato il capo della Squadra Mobile dr. Raffaele Iasi, sono stati aggrediti i beni degli indagati che dovranno restituire quanto truffato attraverso le loro disponibilità, seppur debitamente “mascherate” attraverso intestazioni a terzi.