Ius scholae: il dibattito è aperto

La legge sulla cittadinanza in esame alla Camera darebbe la cittadinanza a 877 mila studenti secondo Save The Children

di Giusy Spadanuda

Il disegno di legge in esame in questi giorni alla Camera sta mettendo a dura prova i rapporti tra PD–M5s e Lega–Fratelli d’Italia, ma perché è così importante? Si tratterebbe di una riforma costituzionale che concederebbe per acquisizione la cittadinanza agli studenti under 18 che, giunti in Italia entro il dodicesimo anno d’età, abbiano completato un ciclo scolastico di almeno 5 anni. Ad oggi infatti, i figli di genitori stranieri nati o giunti in seguito nel Paese non possono godere della cittadinanza italiana prima del raggiungimento della maggiore età, ammesso che vi abbiano risieduto legalmente dalla nascita senza interruzioni.  Gli unici modi che permettono di diventare cittadino italiano per nascita sono lo ius sanguinis (essere nati da madre o padre cittadini italiani) e lo ius soli (solo nell’eccezionale caso in cui si nasca sul territorio della Repubblica da cittadini apolidi o ignoti o per il minore straniero adottato in Italia). Restano così scoperti una buona quota di bambini, quasi il 10,3% degli iscritti nelle scuole italiane, dall’infanzia alla secondaria, di cui il 65,4 % è nato qui in Italia. 

I dati del Ministero dell’Istruzione parlano di una maggioranza degli studenti con origine straniera concentrata nelle regioni del Nord, Lombardia in particolare. Anche il Mezzogiorno però negli ultimi anni ha sperimentato un intensificarsi del fenomeno migratorio, e il Molise, tra le regioni meridionali, si pone al terzo posto (3,8% degli studenti stranieri sul totale degli alunni) dopo Calabria e Basilicata, parimenti la Puglia. A questo dato si affianca quello altrettanto importante registrato dall’Istat a gennaio 2021 degli 11.591 stranieri presenti sul territorio molisano (25% di origine romena, 12,5 marocchina e 6,1 albanese).

Ricordiamo come la Regione Molise non possa contare su una legge di settore per l’immigrazione, ma con la modifica dello Statuto nel 2014, ha confermato l’intenzione di tutelare la salute e di promuovere l’inclusione sociale e culturale dei migranti nella comunità regionale. Una comunità che ha da sempre vissuto più il fenomeno dell’emigrazione che quello dell’immigrazione. Ci si chiede dunque se la concessione dello ius scholae, inserito in contesti regionali come il nostro che soffrono lo spopolamento, potrebbe rappresentare un valido strumento di promozione della ripopolazione del territorio.