Ittierre, Chimenti: sentenza il 9 gennaio

L’allora commissario straordinario dell’ex azienda tessile di Pettoranello dovrà aspettare il nuovo anno per conoscere il proprio destino

Ittierre show ieri al tribunale di Isernia. Prima per il processo a Tonino Perna più i rinviati a giudizio per la bancarotta fraudolenta, poi per l’udienza a carico dell’ex commissario straordinario Stanislao Chimenti, a giudizio per interesse privato negli atti della procedura. Insomma, una mattinata passata a parlare dell’ex colosso del tessile Made in Molise.

Ma andiamo con ordine, nella prima udienza, quella per bancarotta, i giudici hanno ascoltato come testimoni gli ex commissari Ciccoli e Chimenti, che hanno confermato le loro deposizioni. Per altri due testi è stata data per accettata la testimonianza già resa agli atti. Prossimo appuntamento al 24 ottobre.

Subito dopo, Chimenti, dal banco dei testimoni è passato a quello degli imputati, secondo le accuse, si sarebbe reso responsabile di aver disposto consulenze milionarie, talvolta superiori anche ai massimi tariffari, nei confronti dell’avvocato Donato Bruno, ex parlamentare di Forza Italia, recentemente scomparso e candidato, nel 2014, a diventare giudice della Corte costituzionale. I due professionisti dividevano lo stesso studio legale a Roma, pur non essendo soci. Secondo il pm, infatti, c’era stato interesse privato negli atti della procedura perché «con Donato Bruno, Chimenti coltivava da anni rapporti di collaborazione professionale, in forza dei quali usufruiva gratuitamente dell’immobile ubicato a Roma, in via Veneto 7 e dei servizi che facevano capo allo studio Bruno, nonché percependo periodicamente compensi dallo stesso studio».

Tutto nasce da un’inchiesta partita sulla base di un esposto di ex lavoratori dell’azienda tessile di Pettoranello, condotta della Guardia di Finanza di Isernia, che nel luglio 2013 sequestrò copie di fatture e contratti di consulenza pagati dai tre commissari straordinari. Soldi che, secondo gli undici firmatari dell’esposto, potevano invece essere spesi per salvaguardare i livelli occupazionali. L’udienza è stata aggiornata al 9 gennaio prossimo, quando ci dovrebbe essere anche la sentenza della corte presieduta dal presidente Enzo Di Giacomo.

Del caso degli ex commissari Ittierre, si era recentemente interessato anche il deputato Cinque Stelle, Antonio Federico, che in un’interrogazione parlamentare aveva chiesto di sapere se, in considerazione di quanto evidenziato nel decreto di revoca del 7 aprile 2017, il Governo intenda rendere pubblici i dati e i fatti relativi alla non compiuta rappresentazione dei costi della procedura questione; se si intendano assumere iniziative al fine di rivalersi sui commissari uscenti, alla luce delle relative indicazioni del decreto ministeriale 7 aprile 2017 relative alla «assenza di ponderate e concrete iniziative per la rapida conclusione della gestione liquidatoria della procedura, e al contempo dal compimento di atti in assenza della preventiva autorizzazione, ove prevista ai sensi di legge»; quali eventuali ulteriori iniziative – concludeva l’interpellanza – si intendano assumere, anche in termini di autotutela, in relazione alla condotta dei commissari in questione.