Istat, nascite al minimo storico e povertà assoluta in crescita ma «la ripresa è vicina»

Presentato il rapporto annuale: attenzione particolare all’impatto dell’epidemia

«A metà del 2021, le conseguenze dell’emergenza sanitaria caratterizzano ancora il quadro economico e sociale. La recessione globale è stata violenta e di breve durata, con un rimbalzo favorito dalle misure di sostegno e una ripresa dell’attività economica in tutte le principali economie. Il Pil italiano, dopo la caduta dell’anno passato (-8,9%) dovuta essenzialmente al crollo della domanda interna, è previsto in rialzo del 4,7% nel 2021».

Inizia così la nota stampa a margine della presentazione del “Rapporto annuale 2021. La situazione del Paese”, a cura dell’Istat. Nel primo trimestre 2021 si registrano forti miglioramenti nella manifattura, nelle costruzioni e in alcuni comparti del terziario e anche le prospettive di brevissimo periodo sono decisamente positive (in base ai risultati dell’indagine sui climi di fiducia di imprese e consumatori).

Nonostante un moderato recupero occupazionale nei mesi recenti, a maggio ci sono 735mila occupati in meno rispetto a prima dell’emergenza. Sul fronte dei prezzi, la dinamica è stata quasi nulla nel 2020 ma nei primi mesi del 2021 la risalita del prezzo del petrolio e il recupero dell’attività hanno alimentato moderate spinte inflazionistiche. Per rendere possibili le misure di contrasto all’emergenza sono stati sospesi i vincoli del Patto di stabilità e crescita e il deficit pubblico è salito in Italia al 9,5% del Pil.

Minimo storico delle nascite, boom di decessi. Nel 2020 si registra il “nuovo minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia” e il numero massimo “di decessi dal secondo dopoguerra”. Lo dice l’Istat nel rapporto annuale sulla situazione del Paese. I nati da popolazione residente sono stati 404.104 in diminuzione del 3,8% rispetto al 2019, e di quasi il 30% sul 2008 (anno più recente con il massimo delle nascite). A marzo del 2021 si osserva “una prima inversione di tendenza” (+3,7% rispetto allo stesso mese del 2020, soprattutto da genitori non sposati). Nel 2020 il totale dei decessi è stato di 746.146. Rispetto alla media 2015-2019 i decessi in più sono 100.526 (+15,6%)”.

Crescita della povertà assoluta. Nel 2020 la povertà assoluta è in forte crescita; interessa oltre 2 milioni di famiglie, pari al 7,7% (era al 6,4% nel 2019), e più di 5,6 milioni di individui, il 9,4% (era al 7,7%). Lo afferma l’Istat nel rapporto annuale 2021 sulla situazione del Paese. La condizione peggiora di più al Nord, ma nel Mezzogiorno c’è ancora l’incidenza più alta (9,4% quella familiare), al Centro la più bassa (5,4%). Le famiglie più colpite sono state quelle con persona di riferimento occupata; dove c’è almeno uno straniero l’incidenza di povertà arriva al 25,3%. Più di una persona su cinque ha avuto difficoltà a fronteggiare impegni economici.

Crollo dei matrimoni. Nel 2020 si sono celebrati meno di 97mila matrimoni, quasi la metà rispetto al 2019 (-47,5%). Così l’Istat che parla di “calo eccezionale”, e guarda anche “ai riflessi sui progetti di vita individuali”: questi primi dati “rafforzano la convinzione che la crisi abbia amplificato gli effetti del malessere demografico strutturale che da decenni spinge sempre più i giovani a ritardare le tappe della transizione verso la vita adulta, a causa delle difficoltà che incontrano nella realizzazione dei loro progetti”. La diminuzione delle nozze è stata più marcata nel Mezzogiorno (-55,1%) e più contenuta nel nord-est (-38%). I trasferimenti alle famiglie hanno limitato la caduta del reddito disponibile (-2,8%). Il calo dei consumi è stato ben più ampio di quello del reddito, di conseguenza il tasso di risparmio è quasi raddoppiato. I consumi sono scesi più nel Nord che nel Centro e nel Mezzogiorno. Nel complesso, la spesa per alimentari e per l’abitazione è rimasta invariata, mentre si sono ridotte molto quelle più colpite dalle misure restrittive sulle attività e dalle limitazioni agli spostamenti e alla socialità. L’incidenza della povertà assoluta, misurata sui consumi, è in forte crescita, soprattutto nel Nord. Le misure di contenimento dell’emergenza sanitaria hanno modificato l’organizzazione dei tempi della popolazione, ma si osserva un graduale ritorno verso una quotidianità più vicina a quella pre-crisi.