I nati sono stati 1895, oltre 3700 invece i morti: dopo la Liguria la nostra regione ha l’indice di vecchiaia più alto d’Italia
Continua, inesorabile, il calo demografico in regione. Il Molise, nel saldo tra iscritti e cancellati registra ben 1068 unità in meno (il dato naturalmente si riferisce al 2018). I dati sono quelli dell’Istat. Per dare una idea del trend in regione basti pensare che i nati sono stati 1895 mentre i morti 3703. Un altro record (negativo) è quello riguardante l’indice di vecchiaia: dopo la Liguria il Molise ha quello più alto d’Italia. Sempre nell’ultimo anno sono stati 933 i matrimoni mentre 372 i casi di scioglimento e cessazioni di matrimoni.
Un quadro, quello molisano, che si inserisce in un contesto “difficile” in tutta Italia: a livello internazionale infatti l’Italia insieme a Cipro (1,32), subito dopo Malta (1,26) e Spagna (1,31) è tra i paesi con la più bassa fecondità dell’Ue: dunque nel 2018 continua il calo delle nascite: i nati vivi, che nel 2017 erano 458.151, nel 2018 passano a 439.747, nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia”. I dati, come anticipato, li conferma l’Istat nell’Annuario. La speranza di vita media alla nascita “riprende ad aumentare attestandosi su 80,8 anni per i maschi e 85,2 per le femmine nel 2018”. Tutto ciò rende “l’Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo, con 173,1 persone con 65 anni e oltre ogni cento persone con meno di 15 anni al primo gennaio 2019”. Le famiglie sono sempre più piccole con il 33% della popolazione che è single. “Le famiglie, 25 milioni e 700 mila, sono sempre più numerose e sempre più piccole” continua l’Istat. “Il numero medio di componenti è passato da 2,7 (media 1997-1998) a 2,3 (media 2017-2018), soprattutto per l’aumento delle famiglie unipersonali che in venti anni sono cresciute di oltre 10 punti: dal 21,5% nel 1997-98 al 33,0% nel 2017-2018, ovvero un terzo del totale delle famiglie”. Tra le note positive, in Italia, l’aumento degli stipendi, tornati a salire. Una crescita che mancava da quasi un decennio. “Dopo una fase di decelerazione che perdurava da nove anni- afferma l’Istat-, le retribuzioni contrattuali orarie nel totale economia sono tornate ad aumentare (+1,5%). Tale variazione è stata determinata per più di due terzi dai miglioramenti economici intervenuti nell’anno. Il contributo maggiore è derivato dagli aumenti retributivi previsti per la quasi totalità dei dipendenti pubblici (+2,6%) dopo il blocco contrattuale che si protraeva dal 2010”. La popolazione straniera residente in Italia, si legge ancora nell’Annuario statistico italiano 2019 pubblicato da Istat, al 1 gennaio 2019, è pari a 5.255.503 unità, l’8,7% del totale dei residenti, con un incremento, rispetto all’anno precedente, del 2,2% (circa 111 mila unità).