Intervista ad Alessandro D’Elisa, zio del 22enne assassinato a Vasto. La famiglia è di Roccavivara
di Vittorio Scarano
ROCCAVIVARA. La tragedia di Vasto. La cronaca nera fa sempre più spesso uso di questo termine, tragedia, ma qual’è il suo significato, da dove deriva. Le circostanze, i tristi accadimenti, lo sviluppo di una trama che ha destato la meraviglia di tutti e dove tutti hanno perso qualcosa, ci porta a richiamare quel significato di “Tragedia”, tratto dall’Estetica di Hegel, a cura di Mario Farina e Alberto L. Siani, pag. 185: l’eroe è il rappresentante unilaterale di una potenza etica alla quale si contrappone un’altra con pari “diritti” e nessuna delle due parti può avere ragione in senso assoluto, perché entrambe hanno ragione e perché ancora manca uno statuto giuridico “universale”. Va in scena allora il cozzare violento e non mediabile delle potenze, la cui unica possibile conclusione è la distruzione di entrambe le individualità.
È evidente che parliamo della stessa medesima cosa, con tutte le interpretazioni che ognuno vuole o può dare. Ora lasciamo la filosofia e torniamo alla cronaca. Abbiamo rivolto alcune domande ad Alessandro D’Elisa, zio del giovane Italo, particolarmente legato a lui, considerato che per diversi anni hanno condiviso l’hobby del calcio, nel campo del Roccavivara. Con la voce spesso interrotta dal pianto, nel raccontare i momenti più intimi tra uno zio e un nipote, Alessandro ha voluto ricordare quella fase di spensieratezza della gioventù di Italo, durata fin troppo poco.
Se le chiedessi di ricordare un momento particolare che lega Italo al suo paese di origine Roccavivara, a cosa pensa?
“Alla borsa e alla tuta che ha ancora nella sua stanza, che metteva per tornare nel nostro paese d’origine, Roccavivara, dove Italo ha fatto Scuola calcio. Condivideva con me l’hobby del pallone e da Vasto tornavamo al paese insieme ben volentieri, ogni settimana per giocare. Gli piaceva il calcio, aveva i suoi amici, i suoi nonni, in maniera particolare mio padre Italo, per diversi anni sindaco del paese. Un ragazzo che amava stare in compagnia, dal carattere socievole, tranquillo, rispettoso, generoso”.
Dopo quel triste incidente d’auto, il futuro di Italo è crollato di colpo e davanti a se è rimasto solo la pesante ombra di una terribile disgrazia. Ma quale erano i sogni di Italo?
“Era felice quando sapeva di dare un aiuto concreto agli altri.
Diplomato come perito agrario, era volontario nella Protezione Civile, era orgoglioso di quella divisa, anche se gli è stata tolta subito dopo l’incidente d’auto. Il suo sogno era di entrare nei Vigili del Fuoco e avrebbe dato tutto per poter partire nelle terre abruzzesi martoriate dal terremoto. Questo era Italo e non altro”.
La comunità rocchese come ha reagito alla triste notizia?
“Sia io che i miei fratelli (il padre di Italo ha tre fratelli, di cui due gemelli e Alessandro ne è uno) siamo stati raggiunti da numerose telefonate e manifestazioni di vicinanza di ogni tipo. La nostra è una famiglia per bene e rispettata da tutti e poi Italo era molto amato a Roccavivara, aveva tutte le qualità per farsi voler bene. Tutti crediamo che quanto accaduto ancora non possa essere vero”.
Dopo l’autopsia eseguita ieri presso il nosocomio di Chieti, le esequie di Italo D’Elisa si terranno in mattinata, alle ore 10 e 30, presso la chiesa Santa Maria del Sabato Santo, a Vasto.