Macchia Valfortore. Profonda emozione e cordoglio ha suscitato, lo scorso 14 marzo, la scomparsa di Antonio Carozza, “zio Antonio” per amici e conoscenti, volto noto non solo a Macchia Valfortore, suo comune di residenza, ma un po’ in quasi tutti i centri limitrofi della Valfortore lungo i quali la sua pluriennale attività a carattere amministrativo, sociale e religioso ha avuto modo di esplicarsi catalizzando intorno a sé simpatia ed affetto, dei quali si è avuta una tangibile testimonianza nel giorno delle esequie, il 16 marzo scorso, presso la parrocchia di San Nicola del piccolo centro fortorino, piena come non mai di amici, conoscenti e semplici estimatori della sua figura.
Nato il 6 ottobre del 1931, la vita di Antonio è stata caratterizzata, fin dagli anni giovanili, da un costante e fedele servizio nei confronti delle Istituzioni: dapprima quale militare della gloriosa arma dei Carabinieri, della quale ha mantenuto sempre un orgoglioso e profondo senso di appartenenza, poi come impiegato allo Stato Civile presso il Comune di Macchia, delle cui memorie è divenuto con il tempo prezioso ed instancabile custode. Alla sua mente lucida ed instancabile quasi fino al tramonto dei suoi giorni non sfuggivano mai le date commemorative dei compleanni, degli anniversari di nozze, degli onomastici e, comunque, di ogni ricorrenza legata alla vita dei concittadini presenti in loco o lontani. Avendo da sempre quale stella polare della propria esistenza l’altruismo e la generosità, non lesinava mai impegno e affabilità nei confronti dei compaesani impossibilitati, magari per ragioni di salute o impegni lavorativi, a recarsi personalmente presso gli uffici comunali a ritirare i più disparati documenti, portandoli direttamente con le sue mani a domicilio.
Come non ricordare poi la sua seconda – e non certo per importanza – passione: il canto e l’animazione liturgica? Non c’è stata festività religiosa, novenario o messa funebre che, negli ultimi decenni, non abbia avuto quale generoso accompagnatore all’organo della parrocchia il nostro caro Antonio, amante di una tradizione fatta di litanie, responsori e sequenze latine destinate altrimenti, senza la sua volontà di perpetuarne le melodie, a cadere nell’oblio della modernità che, purtroppo, fa presto a dimenticare il bello del passato. Memorabile, in particolare, rimane ancora oggi alla mente di tanti il suo instancabile impegno nel preparare la festa liturgica del santo a lui più caro: Antonio di Padova. Pur di rendere al grande Taumaturgo il giusto onore a lui dovuto, egli poneva in essere una struttura organizzativa in grado di coinvolgere, per questo evento, tutte le fasce di età presenti nel paese le quali, in questo modo, magari forse inconsapevolmente, si rendevano protagoniste di un eccezionale appuntamento che riusciva a coniugare fede, musica e cultura.
Come potranno sparire dalla memoria dei macchiaroli più avanti in età i concerti dei Collage, dei Romans, dei Cugini di Campagna o le note dei complessi bandistici di Corato, Francavilla Fontana, Lanciano che talora, sfidando anche le effettive possibilità economiche della nostra gente, rendevano Macchia, nel mese di giugno, quasi un centro di aggregazione senza precedenti? In quelle circostanze, davvero il volto di Antonio era raggiante di gioia soprattutto perché era consapevole di offrire un’atmosfera di gioia e di serenità alle tante famiglie del suo piccolo comune il più delle volte, invece, costrette a subire la monotonia di un tempo lento e sempre uguale a se stesso. Da ultimo, ci piace ricordare la particolare sensibilità del nostro amico verso l’informazione. Non era certo un “social” a 360 gradi, come si ama dire oggi per chi è abituato a circondarsi di strumenti ipertecnologici per dare la sensazione (vera o di facciata?…) di avere tutto il mondo sotto controllo, ma il ritmo delle sue giornate era come cadenzato dall’ascolto e dalla visione di tutti i TG regionali, pubblici e privati e, soprattutto, dalla lettura dei quotidiani: da quelli on line di più facile consultazione a quelli – sempre più ridotti ormai – ancora cartacei.
Di questi ultimi in particolare Antonio era solito fare delle semplici e classiche fotocopie che era solito poi distribuire ai tanti suoi conoscenti, sia in Molise sia al di fuori della nostra regione, soprattutto quando al centro della loro attenzione vi fossero notizie relative ad eventi di carattere locale. Particolarmente toccante, a questo riguardo, è il ricordo che, del proprio papà, ha voluto lasciarci il nostro amico e collaboratore Giuseppe a proposito degli ultimi giorni del genitore: accanto alla mano ed all’affetto dei propri cari egli infatti ha voluto che, sul proprio letto di ospedale, potesse continuare ad esserci, magari per un uso solo virtuale ed affettivo, il taccuino personale con l’indirizzo degli amici più vicini a cui egli è rimasto affezionato per tutta la vita e la solita penna biro che, nel taschino della camicia o della giacca, ha continuato ad essere il suo strumento privilegiato per sentirsi vivo, attivo ed in continua simbiosi con i tantissimi suoi amici, dei quali ha sempre preteso, con i suoi consueti modi gentili, di conservare l’indirizzo civico o il recapito telefonico al fine di perpetuarne in qualche modo la presenza e l’amicizia nella sua vivificante memoria. Un affettuoso pensiero di commiato a te, carissimo amico Antonio, grato per quanto ci hai dato e trasmesso.