Coronavirus e come combatterlo ? I ricercatori scientifici dappertutto nel mondo stanno lavorando h24 per riuscire al più resto ad approntare rimedi, soprattutto il vaccino per debellarlo e vincere alla grande questa autentica battaglia planetaria d’inizio terzo millennio, così da riportare serenità, tranquillità e sicurezza in tutti ed ovunque. Intanto il cittadino comune, giusti gl’inviti, le ordinanze e le disposizioni varate dagli organismi medici, scientifici e politici nazionali, è chiamato a comportamenti della massima attenzione e responsabilità per non alimentare il contagio, bensì per fermarlo definitivamente restituendo ovunque il sorriso perduto. In tal senso ecco calzare “a pennello” una delle più famose poesie in romanesco di Trilussa, poeta, giornalista e scrittore romano vissuto tra il 1871 ed il 1950 ed il cui nome anagrafico era Carlo Alberto Mariano Salustri, noto appunto per i suoi arguti, divertenti, significativi e pungenti versi in romanesco. Trattasi di “La stretta de mano”, assolutamente attuale nel periodo di coronavirus che sconsiglia di stare troppo vicini al prossimo e di stringere mani. I versi di Trilussa, quanto mai attuali : “Quella de dà la mano a chicchessia,/ nun è certo un’usanza troppo bella:/ te po’ succede ch’hai da strigne quella/ d’un ladro, d’un ruffiano o d’una spia./ Deppiù la mano, asciutta o sudarella,/ quann’ha toccato quarche porcheria,/ contié er bacillo d’una malattia,/ che t’entra in bocca e va ne le budella./ Invece a salutà romanamente, ce se guadambia un tanto co l’iggiene,/ eppoi nun c’è pericolo de gnente./ Perché la mossa te viè a dì in sostanza/ “Semo amiconi … se volemo bene … ma restamo a ‘na debbita distanza”.
Tonino Atella