«In Pediatria manca un medicinale: costretto ad andare in farmacia con la figlia malata»

Emilio Izzo rende nota l’epopea di un genitore arrivato al Veneziale prima di ricoverare la bambina

«Manca un farmaco al reparto di Pediatria, genitore, nel cuore della notte, con in braccio la figlia malata è costretto a trovare una farmacia di turno per acquistare il medicinale». E’ quanto, a detta di Emilio Izzo portavoce del Comitato Lavoro e Dignità, sarebbe accaduto all’Ospedale “Veneziale” di Isernia nei giorni scorsi dove un cittadino si sarebbe recato al pronto soccorso con sua figlia che lamentava dei problemi di salute.

Per ben tre volte, sempre secondo Izzo, il padre sarebbe stato costretto a fare la staffetta, dapprima per ritornare in pronto soccorso e prendere la documentazione necessaria al ricovero e, in ultimo, sempre con la figlia malata in braccio, per acquistare in farmacia un medicinale irreperibile all’interno del presidio ospedaliero.
«Il mio impegno per difendere questa provincia, questa città, sono noti, parimenti per mantenere i presidi ospedalieri – ha dichiarato in merito Izzo –, eppure non posso rimanere in silenzio su quanto accaduto ad una famiglia della città pentra solo alcuni giorni fa e sulla quale vicenda chiederò lumi. Un papà e una mamma, genitori di tre bellissimi figli, si sono recati con urgenza al pronto soccorso dell’ospedale Veneziale, in quanto la loro piccolina di appena due anni, vomitava ripetutamente. Immediato l’invio al reparto di Pediatria. Prima del ricovero, però, il padre della bambina malata ha dovuto fare la staffetta con la bimba in braccio, tra il reparto, il pronto soccorso e una farmacia esterna, per incombenze tecnico-amministrative alle quali potevano tranquillamente dare attenzione il personale del reparto.

Aggiungo solo che la bimba era l’unica paziente presente all’interno del ricovero, così come era la sola per tutti i quattro giorni in cui è rimasta all’interno del presidio. La cosa ancor più grave è che per le cure del caso la bimba aveva bisogno di assumere un gastroprotettore non presente all’interno dell’ospedale. Il papà, dunque, l’ha dovuto comprare presso una farmacia esterna, portando con sé la piccola. Difendo quello che c’è da difendere – ha concluso Izzo –, ma se l’accaduto non viene spiegato, non lascerò chiuso il caso».