CAMPOBASSO. L’arroganza e la presunzione si manifestano in modi diversi, sempre antipatici. Quando sfociano in aggressioni e insulti verbali meritano di essere raccontanti in pubblica piazza. Per di più se si calpestano i diritti costituzionalmente garantiti, come quello di cronaca.
Succede che come ogni Venerdì Santo ci siamo recati a piazzettta Palombo per raccontare e testimoniare uno dei momenti più toccanti, quello delle prove del coro, della Processione di Campobasso. L’evento più amato dai campobassani insieme alla sfilata dei Misteri. Succede che veniamo avvicinati da chi crede di essere padrone della manifestazione, che ci intima di lasciare la piazza. Replichiamo educatamente che siamo lì per lavorare e per trasmettere immagini, suggestioni ed emozioni ai tanti cittadini che ce lo chiedono. In casa e fuori. Ogni anno a seguire le nostre dirette sono in migliaia, soprattutto fuori dalle cinta murarie. I tanti emigrati che, grazie al nostro lavoro e a quello di tanti colleghi, per un pomeriggio si sentono a casa. E delle tradizioni assaporano odori, note e vibrazioni. Succede, però, che il padrone, stizzito da tale affronto, inizi, senza apparente motivo, ad insultarci con epiteti irripetibili, conditi dall’immancabile “non sa chi sono io”. Il tutto non solo in luogo pubblico, dal quale nessuno, men che meno il padrone di turno, potrebbe cacciarci, ma un luogo che diventa sacro per un pomeriggio all’anno. Tra gli sguardi attoniti dei presenti, già in preghiera e pronti per recitare l’amato Teco Vorrei, lasciamo increduli la piazza. Non già per l’intimazione del padrone, noto personaggio campobassano cantore di arroganza e spocchia, ma perché rifuggiamo dalla maleducazione e dalla violenza, seppur verbale. Il torto, ovviamente, non è stato fatto a noi, ma a quanti da tutte le parti del mondo, non hanno potuto seguire l’amata Processione. Che il padrone crede di essere di sua proprietà e non patrimonio della città di Campobasso. Chiediamo scusa ai nostri lettori per l’assenza quest’anno della testimonianza di quel momento magico. Ma nello stesso tempo chiediamo ai cittadini di riappropriarsi delle proprie bellezze. Che non hanno padroni. E che non ci siano più venerdì mutilati.
In un momento così particolare, che deve essere ispiratore di pace, noi abbiamo già perdonato lo sfortunato “Lei non sa chi sono io”.
Mimmo di Iorio
La foto di copertina è dell’anno scorso.