Il nuovo esame di Stato

di Sergio Genovese

Appena il Ministero ha pubblicato l’ordinanza sull’esame di Stato tutto il variegato mondo della Scuola dove come ogni luogo si annidano nani e marionette,  si è sviluppato tutto un corollario di commenti al più negativi. L’opinione pubblica ha assorbito  una montagna di perplessità che attraverso i media gli esperti ( presunti) hanno modellato utilizzando una retorica fiacca fatta di banalità e luoghi comuni. Il nucleo della contestazione proviene dal fatto che sono state reinserite due prove scritte che il Covid  e la dad non consentirebbero di affrontare al meglio. Ora se è comprensibile ( ma non troppo) accettare la posizione degli studenti che ambirebbero  ad affrontare un esame sempre più “denuclearizzato” indispettisce invece intercettare le stesse considerazioni dagli esperti (presunti) tra questi anche alcuni dirigenti scolastici soprattutto quelli di ultima generazione a cui non fa difetto la spocchia per storie che devono essere ancora scritte mentre sono solo raccontate. L’esame dell’ultimo ciclo è la sintesi di un percorso lungo 13 anni. Il Covid e la didattica a distanza hanno potuto condizionare un anno di un tragitto così lungo che ha continuamente preparato i ragazzi ad affrontare una prova scritta. Va inoltre chiarito che la didattica a distanza non ha interrotto i programmi dunque quali sarebbero le difficoltà per i ragazzi diventa difficile comprendere. La verità è che il mondo scuola ha ceduto le armi della sua robustezza e, aggiungo, anche della sua dignità. In nome di un protezionismo eccessivo si è voluto  mettere i ragazzi sempre in pianura o in discesa e mai neanche difronte ad un falso piano. La vulgata del momento è questa, mentre sono in pochi coloro che valorizzano anche il significato di una tensione e delle paure sane che l’esame deve favorire. Inoltre nessuno ha mai tratteggiato che i nostri padri hanno fatto un esame di  Stato affrontando tutte le discipline dell’ultimo anno, quelli della mia generazione con una commissione fatta solo da esterni, quella dei  figli della mia generazione con una commissione mista, mentre quelli attuali addirittura con tutta una commissione interna e solo il Presidente esterno. Basterebbe analizzare solo questo mini excursus per comprendere come certe garanzie per i ragazzi siano più che acclarate. Resta solo l’impaccio sociale di verificare che tutto nella vita deve essere sempre più semplificato mentre dovremmo far capire ai giovani che la esistenza  andrebbe conquistata anche in mezzo alle difficoltà superando le salite perchè le pianure  che gli adulti  protezionisti hanno voluto preparare  nell’ultimo decennio, hanno portato i ragazzi a nascondere il proprio volto, ad essere deboli spesso debolissimi, mentre avremmo tutti dovuto insegnare loro a vivere all’incrocio dei venti.