Ieri l’ultimo saluto ad Antonio De Maria

Troppo piccolo il Santuario di Madonna Grande per accogliere tutte le persone venute per dare l’ultimo saluto ad Antonio, troppo grande il cuore di una comunità che ha cercato, e cercherà sicuramente, di sostenere una famiglia colpita da un dolore incomparabile come solo quello che si accompagna alla perdita di un figlio può essere. Nessuno ha voglia di parlare, se non raccontare attraverso un composto silenzio un figlio normale, un ragazzo della nuova generazione con i suoi pregi e i suoi difetti, un ragazzo che, come tutti i ragazzi della sua età, avrà fatto sicuramente preoccupare e arrabbiare i propri genitori, così come avrà saputo, siamo certi, regalar loro più di una motivazione per essere orgogliosi di lui. Quei pochi tragici istanti di domenica sera hanno portato via con sé i sogni e le speranze di chi si affaccia alla vita con quel disarmante entusiasmo che spesso, troppo spesso, i grandi dimenticano, o fanno finta di dimenticare, lasciando ad un papà, ad una madre, ad un fratello e due sorelle ad una prospettiva di realtà, quella senza il fratellino Antonio, dove ogni ricordo si traduce in un rinnovare la propria sofferenza. Una vera sfida, ardua purtroppo, perché – come ha ricordato don Nicolino Pietrantonio nel corso dell’omelia – “nel tempo il dolore e il senso del distacco si rinnovano,  e allora anche domani – dice rivolgendosi alla comunità – bisogna esserci allo stesso modo. Siamo di fronte a una prova – ha poi proseguito – a interrogarci, ma non possiamo svolgere un funerale senza porci davanti a Dio e a parlare con lui. Non servono parole speciali. Voi pensate che Dio non sia in mezzo a noi? Invece ha per noi una confidenza senza misura per dirci che la vita di questo giovane ha avuto e oggi ha un significato. Antonio oggi vive con noi ed è con noi. La vita è un dono meraviglioso e tutto questo non è semplice da capire, così come il passaggio alla vita eterna. Antonio dov’è? Vive, è felice e sta comunicando con noi anche se in un’esperienza diversa da quella della terra. Tra noi e i nostri morti c’è una piena comunicazione, vivono con noi in un modo perfetto. Tanti giovani che sono morti in questa comunità vivono con noi e sono pronti ad aiutarci. Perdonatemi – ha osservato don Nicolino – non è una comunicazione per convenienza, vorrei solo che questi pensieri aiutassero ognuno di noi. Cari giovani, vivete la vostra vita, Antonio ve lo dice. Piangetelo, ma non perdete i sogni della vita e i grandi ideali e realizzateli con l’aiuto di Dio”. Un monito di speranza per i suoi amici che siamo certi Antonio avrà apprezzato da lassù, tra quelle nuvole bianche che hanno fatto da cassa di risonanza per una sola melodia: “Te voglio bene assaje / Ma tanto tanto bene sai”.