I Futurieri proiettato in prima nazionale

di Vittoria Todisco

I Futurieri… in terra di Molise, un film o docufilm presentato in anteprima nazionale all’Auditorium dell’ex Gil appalesa il coraggio di un giovane regista, Simone D’Angelo, catturato dai personaggi di quella importante pagina di storia italiana e molisana che fu il Risorgimento all’interno della quale campeggia la figura di Vincenzo Cuoco, figlio dell’illuminismo e, quindi, anticipatore di idee in grado di costruire quel futuro di civiltà e progresso per la società umana ideologicamente propugnata all’indomani della rivoluzione francese.

Scelta coraggiosa quella di Simone D’Angelo per un film documentario in cui per la prima volta il Molise reso set cinematografico si defila dall’intento di conquistare visibilità attraverso le immagini di paesaggi favolistici e una natura incontaminata e, invece, parla di se, della propria arretratezza delle speranze tradite e lo fa attraverso il pensiero filosofico di Vincenzo Cuoco un pensatore che, finanche i conterranei a malapena conoscono.

Alla prima erano presenti in sala soprattutto addetti ai lavori o amici e parenti degli stessi forse il pubblico, quello vero, spontaneo, non si è entusiasmato né tantomeno si è lasciato incuriosire nonostante la portata che si può definire storica dell’avvenimento. E pensare che nel 1953 fu girato un film in Molise nella zona di Guardiaregia “Il prezzo dell’onore” di Ferdinando Baldi ( un precursore del genere spaghetti western ) vi fu una ressa incredibile per entrare e dell’avvenimento se ne parlò per mesi.

Generoso è stato definito l’impegno degli attori da Andrea Ortis che indossa i panni di Cuoco a Gianni Parisi, Mario Patanè, Chiara Cavalieri, Francesco Sechi, Simone Vaio, Pedro Felipe Mendez e la voce narrante di Leo Gullotta che si sono accontentanti di un compenso modesto pur di realizzare il film che è stato prodotto dall’associazione culturale “Lilly” in collaborazione on Corto Factory Image e il sostegno del bando “Turismo è cultura” della Regione Molise.

I Futurieri è un docufilm non facile e nemmeno tanto accattivante ma senza dubbio di indubbio interesse didattico utile ad avvicinare i giovani alla conoscenza di personaggi come Gabriele Pepe, Giuseppe Maria Galanti che attraverso i libri di storia appaiono privi di quei sogni, degli ideali, e i palpiti provati. Conoscendoli più da presso riescono a partecipare la loro dimensione umana rendendo condivisibili i propri dubbi, le speranze, le delusioni, i dolori e, perciò, finalmente veri, preziosi, indimenticabili. Noi molisani siamo gente strana pretendiamo visibilità fuori dei confini regionali ma non ci occupiamo di conoscere noi stessi. E qui la “furbata” di Simone D’Angelo di rendere il soggetto cinematografico accattivante attraverso una intelligente provocazione risulta la carta vincente. “Cosa sarebbe accaduto se i personaggi del passato avessero avuto accesso ai moderni strumenti di comunicazione?” D’Angelo ambienta il suo soggetto nel Settecento lanciando però insieme all’opportunità di conoscere una importante pagina di storia anche una importante riflessione sul ruolo della comunicazione e dei social network con le annesse inevitabili fake news di cui ci nutriamo affidando tale compito proprio a Vincenzo Cuoco eccellente uomo del futuro.

Le idee rivoluzionarie in quel periodo nascevano, si costruivano e venivano veicolate attraverso i salotti letterari luoghi peraltro preclusi alle donne. Nel Molise, invece, è proprio una donna Olimpia Frangipane a creare nella sua dimora di Castelbottaccio un cenacolo culturale che radunava i maggiori protagonisti di quella che fu poi la Rivoluzione Partenopea. Oggi la Rivoluzione Digitale ha modificato il nostro modo di informarci e discutere inondandoci in tempi rapidissimi di una quantità di informazioni, caratteristica che in un certo qual senso può essere messa a confronto con la stessa dimensione rivoluzionaria esistita anche nel Settecento. La domanda che I Futurieri si pone è, che cosa rimane della libertà di espressione se manca la capacità di critica e la capacità di decodificare le notizie alle quali abbiamo così straordinario accesso?