«Ho speso tutto in vodka e cocaina», il dramma dell’attore di origini molisane Flavio Bucci
Il doppiatore e produttore cinematografico si confessa in un'intervista al Corriere della Sera
Parole tanto dirette quanto drammatiche quelle che giungono dall’attore, doppiatore e produttore cinematografico Flavio Bucci che si confessa al Corriere della Sera. L’attore originario di Casacalenda (intervistato non molto tempo fa anche dal nostro giornale) e approdato al cinema grazie alle pellicole dirette da Elio Petri (“La classe operaia va in paradiso” e “La proprietà non è più un furto”), e che poi si fece conoscere dal grande pubblico interpretando lo sceneggiato televisivo RAI Ligabue, diretto da Salvatore Nocita, ha infatti confermato di stare attraversando un periodo economicamente difficile, frutto di una vita piuttosto sregolata che lo ha portato – come da lui stesso ammesso – a vivere in una casa famiglia nel litorale di Fiumicino. Senza timore Bucci ha scoperchiato il vaso di Pandora facendo emergere una realtà fatta di eccessi, di droga e alcol. «In teatro guadagnavo anche due milioni al giorno. Per fortuna ho speso tutto in donne, manco tanto, che me la davano gratis, vodka e cocaina. Scarpe e cravatte che non mettevo mai. Mi sparavo cinque grammi di coca al giorno, solo di polvere avrò bruciato 7 miliardi. L’alcol mi ha distrutto? Mah, ha mai provato a ubriacarsi? È bellissimo”, rivela Bucci. “Lasci perdere discorsi di morale, che non ho – continua -. E poi cos’è che fa bene? Lavorare dalla mattina alla sera per arricchire qualcuno? Non sono stato un buon padre, lo so. Ma la vita è una somma di errori, di gioie e di piaceri, non mi pento di niente, ho amato, ho riso, ho vissuto, vi pare poco?» L’attore, oggi 71enne, era ritornato nel suo paese di origine nel marzo del 2016, accolto dall’amministrazione comunale che in quell’occasione gli conferì anche la cittadinanza onoraria. La cerimonia, oltretutto, venne impreziosita dalla straordinaria partecipazione di due vere e proprie colonne portanti del cinema e del teatro italiano: il regista e sceneggiatore Giulio Montaldo e il grande Gigi Proietti. «Non è stato facile starmi vicino, alcuni hanno resistito e altri meno, si vede che era il mio destino”, dice ancora Bucci. “Io sono come sono. Non mi voglio assolvere da solo e non voglio nemmeno andare in Paradiso».