Il contributo del dottor Mino Dentizzi per la rubrica “Alesia ed i suoi compagni di viaggio”
Dopo poco più di un anno dall’invasione russa dell’Ucraina il previsto impatto sulla salute delle popolazioni coinvolte è stato oggetto di un bilancio disastroso: quasi 10.000 vittime civili, 200.000 soldati uccisi tra uno schieramento e l’altro, ospedali distrutti, milioni di sfollati e rifugiati, massiccia distruzione delle infrastrutture civili. L’esercito russo si è accanito anche contro i luoghi di cura e gli operatori sanitari. Almeno 6 milioni di ucraini sono sfollati interni e oltre 8 milioni di rifugiati ucraini sono ospitati in tutta Europa. Atti di omicidio, tortura, stupro e deportazione sono stati descritti come crimini contro l’umanità dal vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris. La Russia ha bombardato abitazioni e infrastrutture civili, come le centrali elettriche. Com’è sempre più evidente, una caratteristica chiave della strategia della Russia è il tentativo di distruggere il sistema sanitario, minando seriamente il diritto alla salute del popolo ucraino.
Secondo il ministero della Sanità ucraino, negli ultimi 11 mesi sono state danneggiate 1.035 strutture mediche, e altre 171 sono state demolite in modo irreparabile, e si stima che saranno necessari 15 miliardi di dollari per potenziare i servizi sanitari essenziali e ripristinare le infrastrutture.

A dare un conto preciso dell’attacco deliberato alle strutture e al sistema sanitario ucraino come strategia di guerra russa interviene il rapporto realizzato da un gruppo di organizzazioni non governative: EyeWitness to Atrocities, Insecurity Insight, Media Initiative for Human Rights, Physicians for Human Rights e Ukrainian Healthcare Center e pubblicato nelle scorse settimane.
La relazione molto dettagliate documenta la portata degli attacchi ai centri sanitari e al personale dell’Ucraina da parte delle forze russe. Nelle prime 2 settimane dell’invasione, ogni giorno sono stati attaccati da quattro a cinque ospedali e cliniche. Al 31 dicembre 2022 si erano verificate 707 aggressioni documentate, inclusi danni a 218 ospedali e cliniche (quasi il 9% degli ospedali del paese), 181 aggressioni ad altre strutture sanitarie (come farmacie, centri trasfusionali, cliniche dentistiche e istituti di ricerca), 65 attacchi alle ambulanze e 86 attacchi al personale medico (con conseguenti 62 morti e 52 feriti, anche se probabilmente si tratta di una sottostima).
Alcuni centri sanitari hanno subito attacchi ripetuti, a conferma che non si è trattato di incidenti, ma di un disegno deliberato: per esempio, l’ospedale di Severodonetsk a Luhansk è stato colpito dieci volte tra marzo e maggio 2022. I racconti delle persone sono strazianti. L’ospedale di Severodonetsk a Luhansk è stato colpito dieci volte tra marzo e maggio 2022. Testimoni oculari affermano che prima degli attacchi sono stati utilizzati dei droni e il fatto che molti ospedali siano stati ripetutamente presi di mira sono la prova che questi attacchi erano deliberati. Nelle regioni sotto il controllo russo, molti medici sono stati minacciati, detenuti, tenuti in ostaggio e costretti a collaborare. I medici detenuti nelle carceri gestite dai russi a Donetsk hanno rivelato episodi di torture e di trattamenti disumani.

Ma forse l’impatto peggiore della guerra sulla salute va misurato sul declino complessivo del sistema di assistenza, come avviene per tutti i conflitti ad alta intensità che durano nel tempo. A dispetto degli sforzi degli ucraini, dell’Oms e di altre organizzazioni non governative, sono diverse le aree che hanno visto ridursi la qualità dell’assistenza sanitaria e della fornitura di servizi di salute. Molte strutture non hanno acqua corrente o elettricità: nell’Ucraina orientale, gli ospedali possono fornire solo una piccola parte delle cure essenziali, costringendo i pazienti a percorrere grandi distanze o a non cercare alcuna assistenza e/o cura.
L’Ucraina, ancora prima dell’emergenza coronavirus, stava già affrontando epidemie difficili da immaginare per un Paese al confine con l’Europa: HIV, tubercolosi farmaco-resistente, epatite C, polio. Malattie che richiedono cure farmacologiche costanti e strutture sanitarie attrezzate, divenute introvabili nelle città ucraine sotto assedio.
Il Ministero della Salute ucraino ha segnalato un forte calo delle vaccinazioni di routine dall’inizio dell’invasione. La copertura vaccinale dell’infanzia nel 2022 è stata stimata intorno al 60%, provocando il rischio di diffusione di poliomielite, morbillo, difterite e altre malattie. Ma oltre alla difficoltà di accedere alle cure, anche a causa dei bombardamenti la mancanza di acqua e servizi igienici adeguati, il sovraffollamento di scantinati e bunker in cui le persone trovano rifugio potrebbero causare la recrudescenza di patologie come Covid-19, morbillo, poliomielite, ma anche tubercolosi e Aids.
Sebbene la catena di approvvigionamento di medicinali essenziali sia mantenuta e i servizi siano disponibili nelle aree sotto il controllo del governo ucraino, ben poco si sa delle altre regioni che sono sotto il controllo russo, in particolare in termini di accesso alla terapia antiretrovirale e ad altri servizi per l’HIV. Inoltre, la continuità delle cure per le patologie croniche, tra cui la tubercolosi, il cancro, il diabete e le malattie cardiovascolari, si è forzatamente interrotta, costringendo le persone a pagare di tasca proprio per curarsi, se sono in grado di farlo.
Altre sfide sanitarie includono la fornitura di servizi per la salute mentale e la violenza di genere. Circa 10 milioni le persone affette da disturbi mentali, di cui circa 4 milioni in condizioni moderate o gravi. A questo si aggiunge un’altra emergenza relativa a quella riabilitazione necessaria per militari e civili, adulti e bambini, rimasti feriti, a causa del conflitto.

Per non parlare poi della quasi totale scomparsa dell’assistenza integrata a lungo termine per gli anziani e le persone con disabilità. Inoltre, circa una persona su dieci denuncia difficoltà nell’accesso ai farmaci, sia per la mancanza di rifornimenti che per la distruzione delle farmacie.
Secondo il Ministero della salute ucraino, 1035 strutture mediche sono state danneggiate negli ultimi 11 mesi e altre 171 sono state rase al suolo, ed il rapporto citato di EyeWitness afferma che saranno necessari 15,1 miliardi di dollari per ripristinare strutture e servizi sanitari essenziali.
Gli esiti della guerra in Ucraina, già estremamente gravi, potrebbero peggiorare nei prossimi mesi, incidendo ancora più negativamente sulla salute degli ucraini e forse causando ulteriori sfollamenti e ancora più sofferenza. Considerata la natura prolungata della guerra, è giunto il momento di passare da una risposta di emergenza e reattiva a una pianificazione sanitaria a lungo termine e a strategie di risposta, che tengano conto delle questioni umanitarie e di sviluppo. Queste strategie devono garantire flessibilità in base ai diversi contesti (per esempio, aree abbastanza stabili, territori occupati dalle forze russe, aree di conflitto attivo, deflusso o ritorno dei rifugiati) e agli eventi in rapida evoluzione all’interno dell’Ucraina.
Il Servizio sanitario nazionale dell’Ucraina (Nhsu) è stato creato nel 2018 come regime di assicurazione sanitaria governativa obbligatoria e la nuova legislazione del 2022 fornisce un quadro giuridico per un sistema sanitario pubblico. Tuttavia, per garantire un’attuazione completa ed estesa, il Nhsu e la relativa legislazione sanitaria richiedono finanziamenti coordinati da parte del governo ucraino e dei donatori, con una rigorosa responsabilità per ridurre la corruzione e gli sprechi. La guerra ha cambiato drasticamente le dimensioni e la demografia della popolazione ucraina. A seconda dell’evoluzione del conflitto e del futuro ritorno dei rifugiati, l’Ucraina potrebbe avere milioni di persone in meno, con una popolazione più anziana e aree rurali spopolate.
I futuri investimenti di capitale dovrebbero tenere conto di questi fattori e occorre concentrarsi sulla ricostruzione e sull’espansione dell’assistenza sanitaria di base e dei servizi di comunità, piuttosto che sulla ricostruzione di costose infrastrutture ospedaliere.,
Tuttavia, più la guerra si aggrava e si protrae non solo la pace è difficile e urgente (come dice Edgar Morin nel suo ultimo libro “Di guerra in guerra. Dal 1940 all’Ucraina invasa”), ma, aggiungiamo noi, necessaria per una sopravvivenza dignitosa e per la salute di tutti. Gli esiti diretti (per esempio quelli dei bombardamenti) e indiretti (per esempio quelli delle sanzioni) di un conflitto ad alta intensità e che si protrae nel tempo intaccano seppur in modo ed entità diversa lo “star bene” dei belligeranti, ma anche dei sostenitori di parte (per esempio con i costi degli aiuti militari). Per la loro complessità, gli esiti di un conflitto li subiscono tutti, fintanto che gli orrori delle guerre si rinnovano nel tempo. Non ci sono quindi né vincitori né vinti, perché la guerra, come la salute, va prevenuta, perché la pace è un determinante della salute.
Mino Dentizzi

*MINO DENTIZZI, Specialista in geriatria, gerontologia e psicologia clinica. Coordinatore “OHANA” – area clinica di Campobasso dell’Associazione “Alesia 2007” Onlus