Gli ex Ittierre strappano altri cinque mesi di mobilità

Dall’ex Itierre, alla Di Risio, alle tante aziende che dal 2008 (l’anno fatidico della crisi) hanno chiuso i battenti o rallentato produzione e attività.

Ieri mattina in tanti hanno manifestato in silenzio dinanzi i cancelli del Consiglio regionale del Molise. Madri e padri di famiglie, soprattutto della provincia di Isernia, che si raccolgono dietro lo striscione dell’Assemblea permanente degli ex lavoratori in lotta, con Emilio Izzo a fare da portavoce e da collante. La tipologia è la stessa ormai in ogni manifestazione sparsa nell’Italia che non cresce: quasi tutti over quaranta, spesso vicino ai sessanta anni, troppo vecchi per essere reinseriti in un mercato del lavoro bloccato e preda della crisi dei Centri per l’Impiego e dell’assenza di investimenti, troppo giovani per aspirare al pensionamento. In tarda mattinata l’incontro con il governatore Toma che ha potuto assicurare altri cinque mesi di mobilità (nel caso dei lavoratori Ittierre che da luglio hanno visto la fine della misura in deroga), stoppando le legittime richieste di lavoro da parte di chi vive una sofferenza quotidiana, legata ai bisogni principali.

Da parte di Toma la promessa, inoltre, di un suo intervento presso il presidente del Tribunale di Isernia per accelerare la seconda parte della procedura di concordato che garantirebbe il recupero delle spettanze, pari al 40%. “La Regione non può fare impresa” la giustificazione di Toma, rispondendo a chi vorrebbe rivivere i “fasti” del passato. Una giustificazione che anche il precedente governatore Frattura ha utilizzato più volte nel corso dell’ultima legislatura. È chiaro che c’è bisogno di una cura forte, che riguarda l’intero territorio e il suo tessuto produttivo, sul quale si gioca il futuro di migliaia e migliaia di inoccupati molisani e l’esistenza stessa della nostra regione. Una cura che, purtroppo, non mostra alcun segnale di miglioramento, soprattutto a partire dalla narrazione delle nuove misure nazionali.