GENNARO VENTRESCA
Michele Scorrano aveva il volto antico degli eroi del Lupo. Non a caso guida ancora oggi, con ampio distacco, la classifica dei fedelissimi. Le sue 428 presenze, con 15 gol, lo fanno il più rosso e blu di sempre. Lo segue Marco Maestripieri che ha collezionato 321 gettoni, conditi con 10 reti. Fosse rimasto ancora qualche anno con il nostro club, il capitano, sicuramente, avrebbe dato la spinta per evitare gli spareggi di Napoli e la susseguente retrocessione.
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Resto sempre più convinto che se fosse rimasto Pasinato mai e poi mai avrebbe avallato la cessione del capitano al Barletta. Al suo posto, tanto per chiarire meglio le cose, arrivò un altro molisano, Vincenzo Anzivino, che pur vantando infinite presenze in B non riuscì neppure lontanamente a sostituire degnamente il vecchio e combattivo albanese di Ururi che sul piano del carattere ha avuto ben pochi confronti. Anzivino era si più tecnico di Scorrano, ma come grinta non ci fu partita.
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Era il 18 agosto del 1995, esattamente 25 anni fa. La città è deserta, ma San Siro è pienissimo. La partita è tra Milan e Juve. Ma questi sono dettagli. Giubbino di renna color cammello, slacciato, camicia rosa sbottonata al collo, e maglia della salute in evidenza. Fa un gran caldo, ma il giovane uomo sente freddo dentro. Non è stato facile entrare per l’ultima volta a casa sua.
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Corricchia come un cerbiatto azzoppato, verso un lato dello stadio, alza una mano, respira a bocca aperta. Improvvisamente ha caldo. Inghiotte aria e chiude gli occhi, per non incrociare con lo sguardo il pubblico che lo applaude. Bastano pochi istanti a palpebre abbassate, per dormire e sognare, rivedere tutto. Gli addii strappano sempre lacrime, se poi è Marco Van Basten a fare il bagaglio c’è da usare la tovaglia.
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L’ultima partita di Scorrano al Romagnoli cadde il 3 giugno del 1984, Campobasso-Atalanta 2-1, gol di Fattori, Maestripieri e Maragliulo. Nessuno, men che meno il capitano, pensò ai saluti. Niente, in quel momento faceva pensare ad un addio. Ventisette presente con un gol, fu questo l’ultimo campionato di Michele con la divisa della squadra con la quale pensava di chiudere la carriera. Invece no, niente saluti, ma valigia pronta per Barletta, in C1, per l’ultima vera quanto scialba stagione della sua vita coi tacchetti.
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Non c’è ninna nanna che tenga. Nè per Marco, né per Michele. Gli addii sono sempre strappalacrime. Ma le lacrime non sono sempre uguali. A Van Basten fu la caviglia a tirarlo fuori dai campi; a Scorrano le cause sono state tante, ma tutte pretestuose. In nessuno modo quello che è successo doveva accadere. Eppure accadde. Come non doveva assolutamente il destino portarselo via, una domenica mattina, nel corso di una partita a calcetto, sotto il tendone di Progna. Per di più sotto gli occhi di uno dei cardiologi più apprezzati in città.