XIII Domenica del tempo ordinario (b)
Commento a Mc 5,21-43
Dopo aver attraversato vittoriosamente la tempesta che tanto aveva terrorizzato i suoi discepoli, Gesù fa ritorno nella sua terra per affrontare altre acque oscure e altre tempeste, come la folla e l’odio dei suoi nemici. Nonostante questo egli non smette di sanare le ferite del suo popolo; come quella di un padre, Giàiro, che è disposto mettere in gioco la sua posizione di capo della sinagoga pur di salvare la figlia. Non è meno commuovente l’incontro con l’emorroissa, una donna resa impura dalla sua malattia e quindi emarginata, a cui Gesù, oltre che la salute, restituisce la dignità e l’ integrazione sociale che aveva perso. Due immagini emblematiche capaci di rivelarci come quella del Maestro sia una missione di amore e salvezza per tutti. Questo brano ci offre due esempi quasi agli antipodi: un uomo stimato da tutti e una donna emarginata per la sua “impurità”, entrambi però ottengono Grazia per lo stesso motivo, una profonda e sincera apertura all’amore di Dio.
+In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare.+
La folla è un’insieme indistinto di persone che gli si raduna attorno per i motivi più disparati: malati che sperano in una guarigione, confusi in cerca di riferimenti, bisognosi, semplici curiosi, altri sperano che sia lui quel messia che deve venire, altri ancora seguono Gesù solo per tenere traccia dei suoi spostamenti e tenere sotto controllo l’evolversi del movimento che si andava formando. Solo una parte voleva davvero ascoltare e seguire le parole che il rabbì di Nazareth stava dispensando. “Egli stava lungo il mare” per insegnare, un’immagine che richiama direttamente Mosè; come se le acque, quelle della morte, stessero nuovamente per dividersi e far passare il nuovo Israele mettendolo in salvo dai suoi oppressori. I due personaggi che stanno per apparire nella narrazione, sono ottimi rappresentanti di coloro che sono pronti a questo passaggio.
+E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.+
Nell’ammasso indistinto della folla emerge un uomo che non ha paura, Giàiro, capo della sinagoga, stimato ed influente; mosso dall’amore per sua figlia mette in gioco tutta la sua autorità gettandosi ai piedi di Gesù. Disperato fa appello a tutta la sua fede per ottenere la guarigione di sua Figlia. Giáiro sta rischiando grosso: diventando discepolo di Gesù perderà qualsiasi credibilità presso le autorità religiose più influenti, lo fa volentieri per una bambina; sappiamo bene come le donne fossero discriminate a quel tempo, molto più di adesso; un uomo mediocre, incapace di andare oltre i limiti imposti dalla sua cultura, non avrebbe messo in gioco vita e carriera per una così remota possibilità: un miracolo. Davanti a una manifestazione così totale e disinteressata d’amore, Gesù non poteva negarsi; sceglie così di seguirlo, non solo per operare la guarigione della bambina, ma anche per mettere in evidenza la preziosità di quella testimonianza ai suoi discepoli. Spesso i miracoli che Dio concede servono a comunicare all’umanità messaggi importanti, non sono mai guarigioni fini a sé stesse. Alcuni tentano di ottenere grazie da Dio con approcci quasi scaramantici, ma tali segni non sono una sorta di lotteria divina, del tipo: “tenta e potrai essere tra i fortunati”. I segni concessi da Dio sono grida dello Spirito che vogliono spronarci alla conversione.
+Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.+
Una categoria di poveri che prediletta da Gesù è quella delle vittime dello sciacallaggio. La protagonista di questo episodio, ne è un esempio perfetto. Essa, proprio come Giàiro, mette in gioco tutto nella speranza di poter guarire dal suo male. Molti millantatori le avranno sicuramente proposto cure “miracolose”, decine di rimedi che si sono rivelati essere solo truffe inferte da rapaci approfittatori. Quante persone, anche oggi, davanti a situazioni disperate, si espongono a questo pericolo? Non è difficile imbattersi in queste notizie, ma a volte la disperazione, se indirizzata bene, può diventare una forza così grande da spalancare le porte del cielo. Proprio questo è il caso della donna, che oramai non aveva che Gesù come speranza; ciò però la dispone ad accogliere quella “forza sanante” che sempre sgorga dal Cristo, roccia nel deserto. Questo avviene attraverso un gesto quasi banale: toccare un indumento di Gesù: una reliquia insomma. Non è certo il gesto in se stesso a guarirla (tanti lo stavano facendo senza risultato), ma il completo affidamento della donna a Gesù: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata»; la sua è stata insomma un’incondizionata apertura alla Grazia. Tante volte, chi pensa di saperne più degli altri, giudica coloro che si accostano alla fonte della Grazia con la semplicità di un gesto devozionale, come, ad esempio, il bacio ad un’immagine sacra, ma solo Dio legge il cuore dei suoi figli e può giudicare l’autenticità del loro amore per lui. In questo brano abbiamo due esempi di categorie quasi agli antipodi, un uomo stimato da tutti e una donna emarginata per la sua “impurità”, entrambi però ottengono Grazia per lo stesso motivo, una profonda e sincera apertura all’amore di Dio.
+E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?».+
La duplice natura di Gesù sembra qui emergere con evidenza. L’uomo Gesù sembra quasi stupito di quello che stava succedendo, come se una sua parte distinta avesse agito di sua inizitiva. Del resto, come i Padri testimoniano, è la natura divina del Verbo a operare i miracoli. A questo proposito cito Papa Leone: “Ognuna delle due nature, infatti, opera insieme con l’altra ciò che le è proprio: e cioè il Verbo, quello che è del Verbo; la carne, invece, quello che è della carne. L’uno brilla per i suoi miracoli, l’altra sottostà alle ingiurie” (Lettera di Papa Leone a Flaviano).
+I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».+
Una folla intera non mette insieme la fede contenuta in un solo cuore. Gesù vuole sapere chi sia. I discepoli non seguono il Maestro nel suo modo di pensare, infatti equivocano le sue parole. Anche in questo caso Il Cristo vuole mettere in evidenza un esempio autentico di fede; proprio questa é ciò che salva, la porta che se aperta permette alla Grazia di agire e compiere i suoi disegni di Salvezza: ne la dottrina di Giàiro, ne i denari della donna, hanno concesso ad entrambi la guarigione, ma la nuda fede in Dio. La donna risponde tremante alla domanda di Gesù: “Chi mi ha toccato?”, ma questa, per tutta risposta si getta ai suoi piedi; essa teme ed è impaurita perchè ha fatto esperienza di Dio, qualcosa di abbagliante e sconvolgente ha inondato il suo cuore: la luce del Verbo.
+Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.+
Diventa sempre più evidente che Gesù sta parlando a un popolo dalle scarse aspettative, razionale ed incredulo e, di conseguenza, più disposto ad affidarsi alle sicurezze che offre il mondo, piuttosto che a quelle proposte dal Vangelo. I due protagonisti di queste vicende si distinguono dalla folla proprio perché non hanno che Gesù come Speranza e sanno già bene che ne la ricchezza ne il potere ne la dottrina, da soli, possono dare quello che Dio offre. “Soltanto abbi fede” dice Gesù, queste parole sono un incoraggiamento consegnato a Giáiro perché non soccomba al pensiero dominante della folla.
+Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.+
Ancora una sfida al comune senso della ragione: “La bambina non è morta, ma dorme” dice Gesù ad una folla senza speranza. Attraverso questo segno, il falegname di Nazareth voleva scardinare la loro idea di morte, definendola “sonno”. Egli vorrebbe così far irrompere, in un orizzonte oscuro e arido, la luminosa speranza della resurrezione. Tuttavia Gesù impone il silenzio ai presenti. La folla non poteva metabolizzare così presto una verità di tale portata. Certamente però egli pianta un piccolo seme che crescerà a suo tempo nel cuore dei testimoni.
Si è già sottolineato che i miracoli di Gesù non sono dispensati a caso. Cerchiamo di capire cosa queste due donne possono rappresentare sul piano del mistero della Salvezza.
La ragazza aveva 12 anni, l’eta in cui le donne diventano fertili e, a quei tempi, potevano fidanzarsi, essa simboleggia la figlia di Sion (cfr. Sofonia 3,14 e seguenti), la Sposa promessa al Messia e che rappresenta tutti noi.
La donna resa impura dalla malattia, impossibilitata a sposarsi, spogliata dei suoi beni come della sua dignità, è immagine di quell’Israele che attende il suo riscatto per tornare ad essere sposa del suo Dio.
Si noti inoltre come alla visione angusta e povera d’attese della maggioranza, Gesù contrappone le sue inaudite speranze. Sono proprio coloro che decidono di abbandonare la folla, sfidare le credenze comuni e affidarsi completamente a Dio, che sperimentano la Grazia dei segni di salvezza, primizie del Regno che verrà.
Felice domenica
Fra Umberto Panipucci