GENNARO VENTRESCA
L’urlo più famoso del mondo non arriva da un megafono o da cori da stadio, ma da un museo: di Oslo, quello di Edvard Munch. L’urlo più famoso del Molise arrivò, invece, in una gelida giornata di febbraio del 1985, il 13, da Selva Piana. Uscì dalla mia gola, al gol che sarebbe passato alla storia -tiro di Ugolotti, sporcato da Pioli- per battere nientemeno che la Juve stellare di Platini, Rossi e Boniek. Un urlo che è stato amplificato negli anni, sui social la cronaca della partitissima ha raggiunto i molisani nel mondo.
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Era il 27 febbraio del 1983. A San Siro, ovvero la Scala dei calci d’angolo, faceva freddo come a Selva Piana. Ma la temperatura glaciale non scoraggiò il popolo rossonero che sommò circa 30 mila presenze per la modesta sfida con il Campobasso. Pasinato costruì autentiche barricate e portò a casa un pareggio a reti bianche che fa ancora giurisprudenza.
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Comincio il nuovo anno giornalistico partendo dai punti più alti della nostra
storia. Nella speranza che siano di buon auspicio per i nostri colori che hanno
ripreso luce, grazie alle cinque vittorie consecutive e le nove domeniche senza
macchia. E’ rimasto un po’ deluso il tifoso del lupo per il mancato arrivo di
un paio di pezzi forti che avrebbero offerto a Cudini l’opportunità di
migliorare la cifra offensiva e di fare anche qualche cambio tattico, oltre che
forzato, per far fronte a squalifiche e a qualche infortunio.
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Soldi soldi soldi, chi ha tanti soldi vive come un pascià, e a piedi scalzi se
ne sta. Diceva una vecchia e allegra canzonetta di tanti anni fa. Ci vogliono i
soldi. Senza non si cantano neppure le messe. Gesuè ha appena dovuto far fronte
a un nuovo esborso per bonificare vecchi debiti. Più degli esami, sono i debiti
che non finiscono mai. E poi, se non ricordo male, c’è ancora il contenzioso
col fisco, per mettere la parola fine alle troppe falle che sono state aperte
da altri. Ma un po’ per volta le onde stanno lasciando il posto a un mare
tranquillo.
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Tonino Minadeo da Ripalimosani ha tanti amici nella nostra città. Il
fustacchione che si è fatto apprezzare come difensore, come mister di
complemento e anche come dirigente, si aspettava di essere riconfermato. Niente
da fare. Gesuè non ha gradito la sua amicizia stretta con Circelli e ha
lasciato perdere. Forse temendo di ritrovarsi un cavallo di Troia in casa.
Acqua passata. Allo stato dell’arte sembra che Minadeo abbia un incarico nei
quadri tecnici ad Avellino, proprio per volontà di Circelli, divenuto vice presidente.
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