GENNARO VENTRESCA
Fiuggini, si chiamano così gli abitanti di Fiuggi, la cui squadra oggi, per la prima volta, è chiamata ad incrociarsi con i rossoblù. Unico tra i laziali, il Fiuggi si è venuto a trovare, con un generale stupore, nel girone più facilotto che io ricordi. Dico quello abruzzese-marchigiano-molisano che sembrava il classico abito sartoriale per favorire i nostri ragazzi che, in estate erano stati accreditati di vincere il campionato, più dei colleghi di Matelica, specializzati in clamorosi flop.
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Scrissi, a proposito del Campobasso, nell’apprendere i programmi: non ti guarisce, ma ti aiuta a star meglio. E così, dopo aver immaginato di seguire le orme del Benevento e poi virare sui solchi tracciati dal vero proprietario del club, iniziai a pregustare il piacere di un successo finale, capace di tirarci fuori dalla mediocrità dei calci d’angolo che siamo stati costretti a vivere da quando, sfinito, lasciò il comando l’Adelmo.
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C’è una foto che ho ritrovato nel mio archivio che in qualche modo ha a che fare con la partita di oggi. Arriva da San Siro, pensate un po’. E’ stata scattata il 27 febbraio del 1983, in occasione della sfida col Milan, finita a reti inviolate. Ritrae, sulla tre quarti campo, il nostro capitano Michele Scorrano impegnato a fronteggiare Beppe Incocciati, numero 10 rossonero e oggi allenatore del Fiuggi, la squadra della città dove è nato 56 anni fa.
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Incocciati, per quel che se ne sa, dicono sia un ottimo giocatore di Golf.
Quando ha smesso le scarpette da calcio s’è dedicato con il massimo impegno sui
campi verdi, per questo sport di alta precisione in cui sono stati stimati ben
70 milioni di praticanti, benchè continui ad essere considerato per ricchi. I
più lo ricordano più che golfista per il suo elegante sinistro che prima di
servire il Milan di Castagner rese preziosi servizi alla Lazio.
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Era il 1° novembre del 1974, una domenica solo apparentemente uguale a tante altre, col solito tran tran. Invece non andò proprio così. Quel giorno la Virtus si inventò una gara destinata a fare epoca. Nicola Palladino, guardandosi indietro, prima di lasciarci, definì quel giorno in pieno Medio Evo. Come vedete, invece sono passati “appena” 45 anni, per questo oggi si corre, per le vie del centro e del borgo antico, la 46^ edizione.
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Poco più di 500 persone si radunarono per correre una gara che destò stupore e che, come conferma il suo nome, imponeva ai partecipanti di andare Su e Giù per le scalinate e i vicoletti del Monte, prima di tagliare il traguardo e correre a farsi la doccia a casa. L’atletica, al contrario dei calci d’angolo, impone sacrifici e sudore che certi sport per signorini si sognano. P.S. Molti lettori del capoluogo leggeranno queste note proprio mentre saranno sul ciglio della strada a seguire la corsa della Virtus, che in qualche modo fa sembrare a chi la vive di essere Ercole, l’eroe invincibile, il semidio fondatore dei Giochi Olimpici