Finì in coma dopo un pugno alla testa, chiesto il processo per uno degli aggressori: è un 16enne
Giuseppe Pio D’Astolfo è tornato con la sua famiglia a Termoli dove lavora come barista in una stazione di servizio: “Oggi cammino, parlo, ma quando inizio una cosa, dopo un po’ perdo la concentrazione”
La Procura per i minorenni de L’Aquila ha chiesto il rinvio a giudizio per il 16enne che – insieme ad altri due giovanissimi – nell’ottobre del 2020 aggredì Giuseppe Pio D’Astolfo all’ex stazione Sangritana, a Lanciano.
Un pugno alla testa, scagliato da un tredicenne, lo mandò in coma per un mese, cambiando per sempre il corso della sua vita.
Per i magistrati abruzzesi è l’unico imputabile (per i reati di lesioni personali con l’aggravante dei futili motivi) dei tre minorenni di etnia rom che colpirono alle spalle il giovane, oggi ventenne, che insieme alla sua famiglia ha lasciato Lanciano per fare rientro a Termoli.
La Procura per i minorenni del capoluogo abruzzese ha dichiarato infatti la non imputabilità per i due ragazzi all’epoca tredicenni (tra cui l’autore materiale del pugno), mentre il procedimento resta aperto per quello che all’epoca aveva 14 anni.
Oggi, a distanza di due anni esatti da quel giorno, per Giuseppe Pio e la sua famiglia non c’è stata giustizia né un risarcimento.
Dopo aver perso il lavoro in seguito all’aggressione e aver faticato tanto a trovare una nuova occupazione, oggi Giuseppe Pio lavora come barista in una stazione di servizio a Termoli.
“Cerco di non pensare a quella sera – il suo racconto a Il Centro – a convivere con quello che mi è successo. Ma senza giustizia, per me questa storia non sarà mai finita.
L’unica cosa positiva è questo lavoro – racconta alla collega del quotidiano abruzzese – sto a contatto con tanta gente, riesco ad essere me stesso. Anche perché il mio capo mi ha preso a cuore, mi considera come un secondo figlio. Sto continuando a studiare alla scuola serale, indirizzo alberghiero, ma forse cambierò. E mi tengo in allenamento con il basket”.
Ma non va sempre tutto liscio. “Oggi cammino, parlo, ma quando inizio una cosa, dopo un po’ perdo la concentrazione, mi svoglio subito – spiega Giuseppe Pio – sto cercando di convivere con questa situazione piuttosto che superarla, perché fino a quando non c’è il processo e non lo vedo condannato, per me non è finita questa storia”.
L’udienza si terrà il 23 gennaio del 2023.