di Sergio Genovese
Verrebbe da dire che la Scuola riapre con una nuova ventata di aria fresca visto che nelle circolari ministeriali, ascoltate bene, viene suggerito per precauzione anti covid di tenere aperte le finestre delle aule. Niente più dad, niente più mascherine, niente più distanziamento ma finestre aperte. Peccato che al Ministro Bianchi ed ad i suoi supini sottoposti sfugge che mezza Italia dalla fine di settembre subirà un abbassamento delle temperature che mescolato con tutte le misure previste per limitare il consumo energetico, costringerà i ragazzi a restare con il cappotto e con il bavero alzato mentre la professoressa spiegherà il teorema di Pitagora. Da un periodo definito post globale si tornerà all’epoca post bellica. La iconografia che viene fuori ci riporta, inequivocabilmente, ai momenti in cui ogni studente da casa doveva portare il pezzo di legna da inserire nella stufa posta al centro dell’aula. L’apertura delle finestre è stata la derubricazione all’idea di fornire alle Scuole impianti di areazione per i quali erano previsti investimenti mirati anche se alcuni improbabili dirigenti, nonostante i fondi a disposizione, hanno preferito utilizzare i soldi in altra maniera. Ci sarà il rischio, con le finestre aperte, di sfuggire dal Covid ma di consegnarsi alle tonsilliti o alle bronchiti. Uno Stato che crea certe condizioni di rischio lascia davvero tante perplessità aggravate dalle dichiarazioni del pacioso Bianchi che, come i suoi compagni di avventura, ogni volta che proferisce parola valorizza la esaltazione del proprio operato ritenendolo impeccabile e altamente produttivo. Tutto questo mentre si scrive sulle circolari di tenere aperte le finestre delle aule. E’ un quadro al ribasso che fa il paio con il progressivo decadimento che ha avuto la Scuola Italiana che in basso ed in alto ha conosciuto timonieri che prima di accomodarsi nella cabina dei comandi, non avevano navigato il mare neanche con un canotto. Ma il giorno dell’apertura stimola per fortuna altri pensieri che riguardano i ragazzi non sempre consapevoli che l’esperienza tra i banchi è quella che risulterà per sempre affrancata nella migliore memoria di ognuno di loro. Papa Francesco ha diramato un messaggio semplice, privo di quell’enfasi che vedrete riempirà la bocca di chi dovrà parlare di Scuola senza sapere neanche di che parla. Saranno poesie inutili che usciranno da bocche non credibili per le storie che sono state affastellate. Dice il Papa:” Gli insegnanti capaci saranno quelli che non ridurranno tutto alla sola trasmissione di conoscenze tecniche puntando a costruire una relazione emotiva/educativa. Per trasmettere contenuti è sufficiente un computer, per capire come si ama, quali sono i valori, ci vuole un insegnante pieno di passione”. E’ il caso di dire:”Parole Sante ! ”. Parole che non abbiamo mai sentito da chi avrebbe dovuto dirle molto tempo prima. La Scuola che riapre insegue il nozionismo, la promozione a tutti, la valutazione per schemi preordinati, la cristallizzazione di giornate sempre identiche senza provare il piacere della creatività che doveva essere la benzina del motore di ogni docente. Per fortuna, da domani, ci saranno le finestre aperte per accogliere, finalmente, un po’ di aria nuova . . .