Ennesimo licenziamento alla Fiat di Termoli, gli autonomi: «Zero tutele, un copione già visto»
A denunciare il fatto FLMUniti e SOA che puntano il dito contro l'azienda
Continuano i licenziamenti e lo stillicidio da parte della FCA. Questa volta è toccato a un giovane operaio di Termoli, assunto a tempo indeterminato solo un mese fa, dopo due anni di precariato con contratto di lavoro interinale. A denunciare il fatto in una nota la Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti Flmuniti Cub Fiat Fca di Termoli e condivisa dal Soa Sindacato Operai Autorganizzati.
Il giovane, operaio in questione, ha sempre svolto regolarmente il proprio lavoro, non ha mai subito alcun richiamo verbale o scritto, mai un provvedimento disciplinare, mai una nota di demerito – si precisa nella nota – per sua fortuna e per la sua giovane età non è mai stato assente per malattia, insomma, un operaio regolare.
Nella lettera di licenziamento la direzione aziendale della FCA di Termoli comunica che il giovane operaio non avrebbe superato il periodo di prova, nonostante lavorasse lì da oltre due anni e senza citarne il motivo. E ciò legittimerebbe l’ampia discrezionalità del datore di lavoro rispetto alla tutela del posto di lavoro.
Ormai siamo arrivati al punto che anche il lavoro a tempo indeterminato è divenuto precario e senza tutele – si legge sempre nella nota – tanto che un datore di lavoro può avere la discrezionalità di licenziare in tronco e con effetto immediato senza alcuna giusta causa e alcun motivo formale. Il copione è quello già adottato in altri stabilimenti, come quello della FCA di Cassino: due sorveglianti in divisa d’ordinanza si recano sulla linea di montaggio durante il turno di lavoro, prelevano e scortano il lavoratore licenziato fuori i cancelli, tutti gli altri operai restano attoniti e sbalorditi e i sindacati confederali fingono di non vedere per non turbare la compiacenza del datore di lavoro.
La FLMU – CUB, che ha pubblicamente denunciato il fatto, assisterà il lavoratore nella fase giudiziaria, affinché negli stabilimenti della FCA venga ripristinato lo stato di diritto del lavoro e vengano preservate quelle norme che tutelano il lavoratore dalle discriminazioni e dai licenziamenti. Uno stato di oppressione, quello che si vive negli stabilimenti FCA, che somiglia sempre di più a una barbarie e che deve essere contrastato con ogni mezzo e con tutti gli strumenti di cui i sindacati e i lavoratori dispongono.
Assistere inerti a questo stillicidio non farà altro che aumentare il livello di barbarie all’interno degli stabilimenti FCA. Ovviamente il ricorso all’autorità giudiziaria – concludono i sindacati – senza alcuna mobilitazione concreta dei lavoratori, potrebbe risultare vana, perché è proprio l’unità e la tenuta di tutti i lavoratori a rappresentare il giusto deterrente affinché situazioni simili non abbiano a ripetersi in futuro.