La vicenda dell’insigne scienziata di origini molisane in un’intervista a Giuseppe Tiberio
di Paolo Giordano
Non ci si può esimere dal parlare nel mese di marzo, in occasione dell’otto Festa della Donna, ma anche in ricordo della sua nascita cadente il 25 marzo (1890), di un’interessante personalità dall’alto profilo umano e scientifico quale quella di Elena Freda.
A raccontarci di questa importante figura è Giuseppe Tiberio, cultore di storia patria ed appassionato indagatore, che il primo novembre u.s. ha condiviso con i lettori de Il Quotidano una sua riflessione su Nicolantonio Pedicino, tra l’altro zio, da parte di madre, di Elena Freda (Per un busto al prof. Nicola Antonio Pedicino, botanico di San Giuliano del Sannio).
Dott. Tiberio ci presenti brevemente Elena Freda
La “molisana” Elena Freda nacque a Roma il 25 marzo 1890 e morì nella Capitale il 25 novembre del 1978. Docente di fisica e matematica, rimase al di fuori dalla scienza ufficiale nazionale nonostante il suo ruolo importante nella comunità accademica dell’Italia riformista giolittiana dei primi anni del novecento. Rilevante fu il suo contributo professionale nell’applicazione delle scienze pure ad una moltitudine di discipline come la biologia, le scienze sociali, l’ecologia. Ciò nonostante la sua opera nel campo dei modelli matematici, come quelli sviluppati nel corso della recente pandemia, è a tutt’oggi incredibilmente sconosciuta alla collettività molisana e sangiulianese.
Allora da dove iniziare il giusto percorso per meglio conoscere l’eminente scienziata?
San Giuliano del Sannio è il luogo dove iniziare a raccontare la sua vita partendo dalle uniche testimonianze della presenza della famiglia Freda, un disegno a carboncino del villino Freda risalente al 1897, eseguito dall’avvocato Giuseppe Tiberio, e un’epigrafe commemorativa, posta dall’amministrazione protempore negli anni 70 sulla facciata del palazzo, in occasione della donazione dello stesso da parte di Elena e della sorella Eleonora alla comunità sangiulianese. Un atto con una doppia finalità: istituire una casa per l’infanzia e nello stesso tempo onorare le figure genitoriali del padre Pasquale, agronomo di fama nazionale nonché direttore della stazione di chimica-agraria di Roma, e della madre Crescenza Teresa Pedicino, sorella dell’illustre botanico sangiulianese Nicolantonio Pedicino.
Elena Freda rappresenta una parte della storia della comunità sangiulianese del novecento non raccontata abbastanza, una donna con un ascendenza molisana importante entrata non a caso dalla porta principale del mondo accademico italiano, un esempio di cultura delle pari opportunità e dell’equità di genere nella scienza quando ancora non si discuteva di quote di genere nelle istituzioni di ricerca.
Quali le tappe del suo successo?
Laureatasi all’Università di Roma in matematica nel 1912 con Guido Castelnuovo e successivamente in fisica nel 1915 con Orso Maria Corbino, nello stesso anno conseguì una borsa di studio seguendo le linee di ricerca di Castelnuovo e di Vito Volterra, con un primo contributo scientifico nel campo di ricerca dell’analisi funzionale. Nel 1918 ottenne la “libera docenza” in Fisica Matematica, definitivamente confermatale nel 1929.
Testimonianze tangibili della sua attività di ricerca si conservano tuttora nella Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei a Roma, dove è presente tutta la corrispondenza di Elena e di sua sorella Eleonora indirizzata al loro maestro Vito Volterra, scienziato ecclettico, senatore del regno, fondatore e primo presidente del CNR nel 1923 oltre che presidente della Accademia dei Lincei, dopo il molisano Francesco d’Ovidio.
Di che testimonianze si tratta?
Un ricco epistolario da cui si desume che il nome autorevole della professoressa Elena Freda era presente nel board di comando di un comitato tecnico scientifico, tutto declinato al femminile, fermamente voluto dallo stesso Volterra, uomo di genio e di spirito avveniristico nonché uno dei massimi scienziati del primo novecento per le sue ricerche sulla matematica applicata alle scienze biologiche e sociali.
Il loro fu un sodalizio che durò 25 anni durante i quali Volterra toccò numerosi campi di analisi e di studi, i cui risultati furono posti sempre al vaglio della Freda, che provvide anche alla pubblicazione di molteplici recensioni scientifiche sui lavori del maestro. Intensa fu l’opera di divulgazione, da lei portata avanti, dei risultati degli studi di biologia matematica svolti da Volterra relativamente alle variazioni numeriche delle popolazioni delle specie viventi con relazioni predatorie, promuovendone l’applicazione in campo ambientale.
Applicazioni scientifiche che oggi Elena Freda avrebbe utilizzato per studi di monitoraggio sulla fauna selvatica molisana raccogliendo, sicuramente con entusiasmo, l’istituzione del nascente parco Nazionale del Matese.
Un’autentica lezione di “pari opportunità”… senza però la presunta tutela offerta delle quote rosa.
A un secolo di distanza si può senz’altro affermare che la scuola italiana di Vito Volterra abbia rappresentato un’eccezione nel primo ventennio del 900, perché tanti furono i casi di discriminazione nel mondo accademico europeo delle donne scienziate, anche e non solo per un atteggiamento misogino.
Purtroppo nel 1938 il percorso accademico del prof Volterra si interruppe con la promulgazione delle leggi razziali. Per le sue origini ebraiche fu definitivamente destituito dalle sue cariche di Presidente sia dell’Accademia Nazionale dei Lincei sia del CNR, e di conseguenza anche le allieve di pari origini religiose come Nella Mortara, una dei “giovani di via Panisperna”, furono private dell’autorizzazione all’insegnamento relegandola in un esilio scientifico.
E la Freda?
Elena, unitamente alla sorella Eleonora, come risulta dalle corrispondenza del fondo Volterra-Tullio Levi Civita della biblioteca dell’Accademia dei Lincei di Roma, manifestarono apertamente tutta la loro solidarietà al Maestro, subendo una graduale emarginazione nel mondo accademico fascista.
Solo dopo circa ottant’anni “finalmente”…
…finalmente il velo dell’oblio nazionale su Elena Freda è stato rimosso, portando alla luce la sua storia grazie alla pubblicazione del libro di Sandra Linguerri, ricercatrice in storia delle Istituzioni scientifiche presso l’Università di Bologna, dal titolo “Un matematico un po’ speciale: vito Volterra e le sue allieve”.
Ed ora tocca a noi molisani scoprire e rivalutare la figura dell’insigne scienziata.


