Diritto alla casa e al lavoro: a Poietika l’America nomade di Jessica Bruder
Il precariato sempre più diffuso negli Stati Uniti, causato dall’aumento dei prezzi degli affitti e da bassi salari, ma anche dall’esclusione sociale, ha creato una comunità nomade che ha abbandonato le abitazioni tradizionali per mettersi in viaggio a tempo pieno alla ricerca di lavoro. Raccoglitori di barbabietole o addetti Amazon che si trasferiscono e vivono in pulmini, van e auto parcheggiate accanto ai luoghi di lavoro, che si definiscono “nomadi,” costretti ad abbandonare la vita sedentaria per mettersi in viaggio.
E’ la ricerca effettuata di Jessica Bruder, giornalista e scrittrice nata nel New Jersey,ospite ieri al Poietika Art Festival a Campobasso in prima nazionale, autrice di una indagine dal titolo “Nomadland: un racconto d’inchiesta” (2017) edito da Edizioni Clichy sul fenomeno che sta caratterizzando la vita di una parte della popolazione americana. E’ stato Valentino Campo, curatore della kermesse realizata dalla Fondazione Molise Cultura, ad aprire il dialogo con la giornalista e saggista newyorchese sul palco del Teatro Savoia, non tralasciando gli aspetti cinematografici del racconto che ha ispirato successivamente la sceneggiatura per il film diretto da Chloé Zhao, vincitore del Leone d’oro alla 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, del Golden Globe e di tre premi Oscar, nato dall’inchiesta «Dopo la pensione» (vincitrice del Premio Aronson 2015 per il giornalismo sulla giustizia sociale).
“Un fenomeno presente solo tra la popolazione bianca, molto spesso negato per le altre componenti razziali – ha detto la Bruder – a causa degli atteggiamenti della polizia. Si tratta spesso di persone anziane che, per necessità, dato che la previdenza sociale è praticamente inesistente e il peso dei debiti spinge molti alla disperazione, donne e uomini in età da pensione hanno iniziato a migrare da un lato all’altro del Paese. La cura dei denti e degli occhi tra le più costose, molti ormai scelgono di farsi curare in Messico. Per i governi gli occhi e i denti non devono essere così importanti”. Un viaggio che Jessica Bruder ha affrontato per tre anni e più di 15.000 miglia di guida, da costa a costa e dal Messico al confine con il Canada, mescolandosi con questi lavoratori migranti in età da pensione e carpendone parole, sentimenti e interrogativi. “In una nazione in cui un Ceo di un’azienda guadagna 320 volte lo stipendio di un lavoratore medio – ha affermata la Bruner – e dove la politica ha bisogno di finanziamenti per le campagne elettorali, la persone vivono acriticamente la partecipazione alla vita democratica, ormai inutile viste le politiche dei governi”. Ma spazio anche per la testimonianza umana di Linda May, una nonna di 64 anni, dai capelli grigi, che vive viaggiando su un 28 piedi, e di Bob Wells, diventato vero pilastro della comunità dei nomadi dopo anni di sofferenza e fallimenti, entrambi presenti nella pellicola prodotta da Frances McDormand e Peter Spears. Nutrito il pubblico nel teatro del capoluogo che ha partecipato ponendo numerose domande all’autrice statunitense, che dopo Campobasso sarà a Roma, Torino, Milano e Rovereto.