Egregio direttore, qualche giorno fa mi trovavo a Forlì e sono passata in Corso Armando Diaz, di cui allego uno scorcio. Niente di straordinario, ma, abituata al nulla urbano in cui è sprofondata Campobasso, a fronte di un lussureggiante viale alberato, di palazzi decorosi e di un piano urbanistico che possa realmente definirsi tale, mi è sembrato di trovarmi in una città normale.
Oggi passavo in viale Elena, tagliando per quella che ora viene definita villa Musenga, ma che i più conoscono come villa dei Cannoni: mi è sembrato di trovarmi in un vicolo di Bombay!
Se uno volesse fermarsi a riflettere sul declino che sta vivendo il capoluogo regionale, farebbe fatica a comprendere come mai esso abbia avuto questa parabola ascendente in così poco tempo. Sicuramente non farebbe fatica a comprenderne le cause, che risiedono nella mancata programmazione di chi siede sugli scranni di Palazzo San Giorgio e nel menefreghismo di un buon numero di campobassani.
Mio nonno diceva sempre: “Per essere convincenti, bisogna essere convinti”. Traslando il discorso, se in questa città non si è convinti del fatto che bisogna ingaggiare una lotta radicale contro il degrado, non si potrà mai risultare convincenti quando si fanno proclami su quello che si ha intenzione di fare in merito. Chissà se, di cinquantamila abitanti, una manciata di essi vorrà fare proprie queste parole…
Con questo interrogativo, la saluto cordialmente.
(Lettera firmata)