Dalla madre i soldi, dal padre il “passaggio” per comprare droga. Arrestato

Costringeva il padre ad accompagnarlo a comprare la droga, anche più volte nell’arco della giornata e nonostante le restrizioni alla circolazione dovute al Covid e la madre a dargli i soldi per comprare la sostanza stupefacente. Per fare questo pretendeva e otteneva dalla madre, con insistenza e minacce, la ricarica della prepagata che poteva utilizzare. E’ uno spaccato drammatico di vita familiare quello che è venuto fuori dalle indagini condotte dal personale della Squadra Mobile di Campobasso che ha dato esecuzione ad una misura cautelare personale degli arresti domiciliari in una comunità terapeutica nei confronti di un giovane di Campobasso. Sulla sua testa pendono le ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia ed estorsione. Come detto il giovane costringeva la madre a ricaricargli la prepagata ed il padre ad accompagnarlo a comprare la droga. Se i genitori si rifiutavano di dargli denaro o accompagnarlo a comprare la droga il giovane li aggrediva e li minacciava. Fino a quando non sono iniziate le indagini da parte degli agenti e della Procura di Campobasso che per ben due volte ha richiesto l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere che è stata rigettata dal Gip. Di qui l’appello da parte della Procura al rigetto del Gip con il tribunale del Riesame che ha condiviso le argomentazioni fornite dalla Procura e ha disposto gli arresti domiciliari in comunità di recupero, considerando anche la volontà dello stesso giovane di disintossicarsi.  La vicenda ripropone, in tutta la sua drammaticità, il vissuto di tante famiglie con tossicodipendenti i quali, a causa dell’uso delle sostanze stupefacenti, diventano pericolosi per sé e per gli altri rendendo insostenibile la convivenza al punto che la prospettiva del carcere, per un figlio, diventa preferibile alla prosecuzione di una vita fatta di paure, di sofferenze e di emarginazione. L’applicazione della misura cautelare in comunità di recupero rende auspicabile che l’indagato, con il tempo, troni ad essere un “soggetto persona” e non più un “oggetto” in balia della dipendenza; che la sua famiglia possa riacquistare parte della serenità perduta e che tutto questo possa – unitamente a centinaia di casi analoghi – contribuire a ridurre il consumo di stupefacenti sulla piazza locale, prima causa del moltiplicarsi dei fenomeni criminosi e dell’interessamento della criminalità di tipo mafioso per questo territorio.