Contratto di sviluppo, la Bifernina a 4 corsie resta un sogno

Lungo dibattito ieri in Consiglio regionale, Toma svela i particolari e i numeri della misura al vaglio del tavolo istituzionale

Grande è la confusione sotto il cielo amava dire il presidente Mao, così come grande è la confusione intorno al Contratto istituzionale di sviluppo oggetto della discussione andata di scena ieri pomeriggio a Palazzo D’Aimmo.

In attesa della prossima riunione del tavolo tecnico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri prevista il prossimo 2 luglio a Roma, il Consiglio regionale ha dibattuto sui tema dello strumento messo in piedi dal premier Conte che, ad oggi, dispone di 220 milioni di euro per un totale di 331 progetti presentati da parte di comuni, consorzi, enti, associazioni di categoria e privati.

Configurato come misura tesa a bypassare gli ostacoli burocratici e di spesa attraverso una cabina di regia affidata ad Invitalia, il Cis porta in dote risorse che corrono il rischio di essere disperse in decine e decine di rivoli (almeno secondo la maggior parte degli intervenuti), a fronte della priorità infrastrutturale richiesta a gran voce dagli attori economici del territorio da tempo. E’ stata la Bifernina l’oggetto del desiderio da parte di molti interventi, in proposito sia il Movimento Cinque Stelle che il Partito Democratico hanno presentato mozioni di indirizzo programmatico (bocciate alla fine della discussione), ma in aula si è registrata anche la richiesta di Eugenio Romagnuolo (FI) di un collegamento autostradale Foggia – Campobasso – Roma. Un percorso che manca però di cantierabilità immediata (requisito richiesto) e che, comunque, non avrebbe risorse e risposte adeguate.

Entusiasmo smorzato dal presidente Toma che, alla fine del dibattito, ha illustrato le modalità della misura: sono quindici i soggetti che eseguiranno una valutazione dei progetti: nove sono i ministeri competenti, Invitalia, poi c’è la Regione Molise, i due comuni capoluogo e le due province molisane. «Si tratta di un progetto sperimentale – ha detto Toma – poiché il Cis attivato riguarda per la prima volta una intera regione e non una porzione di territorio come è accaduto invece per la Daunia». Rispondendo alle perplessità circa l’interesse registrato sulla valorizzazione dei Tratturi Toma ha parlato di «percorsi storici del Molise» presentati da ben 61 comuni molisani, un progetto che risponderebbe proprio alla domanda del Contratto Istituzionale di Sviluppo, in termini di turismo, cultura, ricettività, sviluppo del territorio, lotta alla desertificazione delle aree interne. Tre invece i parametri

che saranno utilizzati per la valutazione delle idee progettuali: strategicità, cantierabilità e addizionabilità.

In relazione alla disponibilità finanziaria complessiva della Regione Molise prevista per il 2019 il Governatore ha poi voluto ricordare i 200 milioni disponibili dal Patto per lo sviluppo, i 90 milioni per il dissesto idrogeologico, i 12 milioni per le strade e 10 milioni di delibera Cipe, sui quali si attende l’ok dalla Corte dei Conti. «La Regione – ha detto Toma – non ha presentato nessun progetto in quanto soggetto valutatore». Proseguendo nel suo intervento il Governatore ha poi parlato di progetti secretati e sottratti alla disponibilità del Consiglio regionale per una richiesta complessiva di 1,978 miliardi di euro che, fino al 2 luglio, potrebbero addirittura aumentare essendo ancora aperte le procedure. «220 milioni di euro sono briciole – ha detto all’aula – rispetto al fabbisogno di questa regione, ma sono briciole che oggi si aggiungono ad altre briciole».

Appare chiaro, dunque, che i sogni di un miglioramento della viabilità regionale non potranno passare attraverso le (strette) maglie del Contratto istituzionale di sviluppo ma avranno bisogno di un investimento maggiore da parte di altri ministeri e dell’Anas, oltre a quello assicurato oggi per il Cis dal Ministro per il Sud Barbara Lezzi.