Contrabbando di prodotti energetici, la Procura scopre il “vaso di Pandora”
La Procura di Campobasso consolida l’attività di contrasto alla criminalità economico e finanziaria. «Si tratta – si legge in una nota stampa – infatti di un provvedimento ablativo di notevole rilievo/ avente ad oggetto un valore complessivo di beni da sottoporre a vincolo reale di oltre 13 milioni di euro, emesso ad integrazione del precedente dell’ammontare superiore ai 4 milioni di euro. Di particolare evidenza anche il riconoscimento della responsabilità “amministrativa da reato” per una delle società coinvolte ed avvantaggiate, in prima battuta, dalla realizzazione dei reati fiscali oggetto di contestazione, con conseguente possibilità di escussione del relative patrimonio ed anche, in caso di incapienza, di quello dei soggetti gestori di fatto e/o amministratori di diritto. La fase esecutiva, mediante ricerche mirate eseguite da parte della polizia giudiziaria delegata (Agenzia delle Dogane e Guardia di Finanza di Campobasso) ha consentito individuazione – allo stato – di molteplici beni suscettibili di ablazione, fra cui: terreni per un valore nominale di € 65.246,46; fabbricati per un valore nominale di € 330.764,00; quote di diverse società di capitali per un valore complessivo di € 100.500,00; diversi autoveicoli. Gli accertamenti hanno consentito di disvelare un pericoloso sistema fraudolento, finalizzato al contrabbando di prodotti energetici, mediante utilizzo di società e soggetti interposti, utilizzati per mascherare la reale dinamica dei rapporti economici e commerciali, anche attraverso la formazione di documenti fiscali fittizi per operazioni oggettivamente e soggettivamente inesistenti. II sequestro preventivo disposto sui beni nella disponibilità degli indagati, volto a conservare il profitto del reato (o il suo equivalente) ai fini della successiva confisca, si inserisce nel contesto delle linee di intervento di questa Procura della Repubblica volte alla repressione dei reati da realizzarsi, non soltanto intervenendo sui presunti autori, ma anche aggredendo i beni che ne costituiscono il profitto; questo in un’ottica di deterrenza e di recupero alla collettività di quanto illecitamente acquisito».