Confindustria fa il punto sul “Decreto Dignità”, un workshop a Termoli
L’organizzazione punta il dito: «Poco utile»
TERMOLI
Si è svolto questo pomeriggio a Termoli l’incontro informativo organizzato da Confindustria Molise sul decreto – legge 12 luglio 2018, n. 87, più noto come “Decreto Dignità”. Nel corso del workshop sono state approfondite le principali novità introdotte dal Governo in materia di lavoro, ossia: un bonus assunzioni per gli under 35 fino al 2020; una disciplina dei voucher nel settore turismo e agricoltura; periodo transitorio per l’applicazione delle nuove regole sul contratto a tempo determinato; un aumento dell’indennità in caso di licenziamento; la fissazione di un tetto del 30% dei contratti a termine; la trasformazione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato, senza causali se si superano i 12 mesi; alcune modifiche al contratto di somministrazione. All’incontro, aperto al pubblico e alla stampa, sono intervenuti l’Avv. Gianluca Pescolla, il quale ha illustrato gli aspetti normativi, e i responsabili dell’Adecco per il Molise, agenzia per il lavoro che opera nella nostra regione da molti anni. «Il confronto internazionale mostra che l’incidenza del lavoro temporaneo in Italia (pari al 16,4% sul totale dell’occupazione dipendente, nel primo trimestre 2018) è in linea con il dato medio dell’Eurozona (16,3%), come lo è anche il tasso di transizione a 12 mesi dai contratti a termine ai contratti a tempo indeterminato (pari a circa il 20%)» ha affermato l’avvocato Pescolla ricordando come Confindustria da diversi mesi ha espresso all’esecutivo in carica le proprie osservazioni critiche sul Decreto dignità. «Le nuove regole previste – ha poi aggiunto – sono, a nostro avviso, poco utili rispetto all’obiettivo dichiarato dal Governo – ossia contrastare la precarietà – per una serie di ragioni ovvie: pensiamo innanzitutto alla disciplina del contratto a termine. Il ritorno delle causali finisce nei fatti per limitare a 12 mesi la durata ordinaria del contratto a tempo determinato, generando potenziali effetti negativi sull’occupazione, oltre quelli stimati nella Relazione tecnica dell’Inps allegata al decreto. Inoltre, non essendo chiaro il concetto di “rinnovo” e “proroga” (nel decreto si parla di durata superiore ai 12 mesi solo nei casi in cui ci siano “esigenze temporanee ed oggettive, estranee all’ordinaria attività”, ma non esiste un riferimento che consente di dare un significato univoco alle due espressioni), le imprese si troveranno esposte all’imprevedibilità di un contenzioso. Ragion per cui un’azienda che ha bisogno di assumere, nel dubbio di incorrere in un contenzioso, preferirà non rinnovare i contratti a termine in essere e assumere nuovo personale. Questo, nei fatti, non farà che aumentare la precarietà. Ecco perché Confindustria ha chiesto al Governo in carica di cancellare le causali e di fissare il termine dei contratti almeno a 24 mesi. Mi preme, infine, ricordare che per Confindustria l’unica strada per rendere più dinamico il mercato del lavoro è agire sul costo del lavoro e quindi sul cuneo fiscale (oneri e tasse a carico di imprese e lavoratori, che in Italia sono pari al 47,7%!!!), altrimenti avremo sempre più imprese che lasceranno l’Italia delocalizzando in Paesi in cui le condizioni sono migliori».