Comune, scoppia il caso “rimborsopoli”

Venticinque dipendenti dovranno restituire al Municipio circa 30mila euro di compensi accessori ottenuti in passato

Venticinque dipendenti ed ex dipendenti del Comune di Isernia che dovranno restituire, complessivamente, circa 30mila euro di trattamento accessorio maturato negli anni passati. Lo ha disposto il primo settore di Palazzo San Francesco attraverso una determinazione, la numero 68 dello scorso 4 luglio, conseguenza di un controllo del Ministero dell’Economia presso il Municipio pentro, avvenuto nel 2012, e che ha evidenziato delle irregolarità. Secondo il MEF quei soldi con cui è stato pagato il personale non sarebbero dovuti essere spesi.

Una notizia che ha scatenato l’ira dei lavoratori chiamati in causa. Molti di questi ultimi hanno immediatamente contattato i sindacati di categoria per scongiurare tale ipotesi che, qualora dovesse essere confermata, li vedrà costretti a ridare indietro parte degli stipendi già percepiti, in particolare quei compensi aggiuntivi «per partecipazione – si legge nel documento ufficiale – a commissioni». A partire dal prossimo 30 settembrei 25 lavoratori dovranno restituire al Comune cifre abbastanza cospicue: alcuni dipendenti dovranno sborsare addirittura oltre 3mila euro. Sarà possibile effettuare il rimborso in un’unica soluzione o attraverso 36 “comode” rate. In caso risultino esserci degli inadempienti il Comune provvederà alla riscossione coattiva in busta paga per il personale ancora in servizio presso l’ente; per gli altri, invece, si provvederà all’emissione di apposita ingiunzione fiscale. Una prassi, quella della restituzione delle somme percepite da parte dei dipendenti che è prevista anche dall’articolo 2033 del Codice Civile e confermata da alcune sentenze del Consiglio di Stato
«Quanto sta accadendo è davvero paradossale. I dipendenti del Comune di Isernia stanno effettuando da mesi una battaglia per vedersi riconoscere le spettanze pregresse riguardanti i premi di produttività e ora, invece, si chiede loro addirittura indietro i soldi», ha commentato Feliceantonio Di Schiavi, segretario provinciale della Cisl Fp. Il sindacalista già in passato aveva messo in guardia i lavoratori su questa ipotesi.

«Dalla determinazione dirigenziale – ha dichiarato – si evince che sia stato contestato dal Mef il pagamento del salario accessorio riguardante alcuni dipendenti. Salario percepito tra gli anni 2008 fino al 2011. Dallo stesso documento non si comprende bene il motivo per cui il Mef ha contestato il provvedimento comunale, per cui mi sto accingendo a fare richiesta di accesso agli atti. Forse per il pagamento delle spettanze sono stati utilizzati fondi destinati ad altro o c’è stato qualche altro intoppo di natura economico-contabile. Sta di fatto che a rimetterci sono sempre i lavoratori che non hanno alcuna colpa, se non l’essere stati pagati per il lavoro extra richiesto dall’ente. Motivo per cui – ha continuato Di Schiavi – non capisco perché dovrebbero essere loro a rimborsare il Comune. Insomma, ancora una volta, a farne le spese sarà chi il provvedimento lo ha subito e non chi lo ha deciso. Infine, non mi spiego il motivo per cui il Comune, nonostante abbia continuato a ribadire la legittimità delle proprie azioni, abbia deciso di non ricorrere alle vie legali contro la decisione proveniente da Roma». Di Schiavi, inoltre, ha lanciato un appello ai lavoratori interessati dalla vicenda: «Chiunque può contattarmi e sarò ben lieto di aiutarlo in questa battaglia». Una battaglia che si preannuncia dura e piena di polemiche.