Comunali a Isernia, Gennaro Petrecca: «Fate spazio ai giovani, è ora di mettersi da parte»
Gennaro Petrecca, titolare della galleria d’arte Spazio 180 nel centro storico, interviene sul dibattito politico che anima Isernia per l’elezione del prossimo sindaco. L’avvocato, amante dell’arte ma anche professionista del sistema finanziario e assicurativo, chiede in un suo intervento di fare spazio ai giovani, lasciando a loro la possibilità di governare la città:
«Mi avventuro in un terreno che non mi appartiene per esperienza di vita, per scelta e per una naturale ed utopica tendenza all’anarchia come forma compiuta di organizzazione politica fondata sulla ipotetica attitudine umana alla auto-organizzazione ed alla pacifica convivenza. Dovendo delegare, con un pizzico di sano snobismo, auspico una oligarchia di illuminati, credo poco nella regola dell’uno vale uno e resto convinto se i voti si pesassero piuttosto che essere oggetto di conta le cose andrebbero decisamente meglio. Su questo tanto ci sarebbe da dire ma è fatto incontrovertibile che il graduale e costante appiattimento della conoscenza e dei valori etici è frutto di una strategia premeditata volta alla massificazione inconsapevole a vantaggio di pochi, per lo più spregiudicati o, se tutto va bene, incapaci. Il vero politico onesto, tuonava Benedetto Croce, è il politico capace, quello cioè in grado innanzitutto di sacrificarsi, di mettersi al servizio del Paese attingendo dalle proprie capacità, dalla propria esperienza, dal proprio vissuto e dalla propria vocazione ideologica. Il livellamento verso il basso, con una netta accelerazione negli ultimi decenni, ha generato una classe dirigente incapace, spesso corrotta ed inopportuna, ormai autoreferenziale,a distanza siderale dalla realtà quotidiana, le cui gravi criticità sono utile strumento per cavalcare lo scontento e la disperazione in cambio di consensi elettorali. Il danno più grave è che tale sciagurata miscela di ingredienti ha prodotto risultanti devastanti, l’allontanamento progressivo della migliori risorse dalla partecipazione attiva alla vita del Paese,il conflitto evidente tra i poteri dello Stato con conseguente ingessatura delle Istituzioni democratiche, una proliferazione legislativa abnorme che, anziché semplificare, rende impossibile intraprendere, fare impresa in ogni caso vivere nella certezza del diritto. È un sistema scellerato: malgoverno che genera povertà, povertà che genera speranza, speranza che diviene oggetto di voto di scambio. A tutto ciò si aggiunga che la incapacità della classe dirigente e la mancanza di una visione prospettica del futuro hanno creato disastri per le future generazioni alimentando un debito pubblico ormai fuori controllo da decenni e che preoccupa, giustamente, i nostri interlocutori finanziari. La mia attività professionale e la mia vita volutamente piena di impegni per difendermi da essa, mi hanno fatto incontrare in Italia e e nel mondo concittadini straordinari, uomini e donne di eccezionale capacità ed argume, persone con un senso di sacrificio immane che operando in ogni angolo del pianeta, sono e restano orgogliosi di essere italiani, figli della della terra di Dante, di Leonardo da Vinci, di Galileo, della Montalcini, dei guizzi di Paolo Rossi e delle canzoni di Celentano. Perché questa moltitudine muta deve essere mortificata in questo modo, vessata da una tassazione asfissiante, deve scambiare un diritto con un favore, essere mortificata da un sistema di potere balordo che ha reso ingovernabile un Paese ostaggio di una burocrazia che fagocita tramutandosi in un alibi per affossare ogni tentativo di innovazione?
Eppure la fierezza degli sguardi dei nostri anziani è ancora una testimonianza dello spirito di sacrificio di uomini e donne che sono state capaci di rialzarsi,di costruire dalle macerie una nazione capace in qualche decennio di essere annoverata tra le prime dieci economie mondiali. Facciamolo in ossequio a loro, noi generazione di mezzo, a loro ed agli uomini e le donne di domani, ricompattiamoci sui valori universali e sulle cause giuste per un futuro migliore, sono questi principi che non hanno patria o vessillo politico ma che possono essere un riconoscimento di colpa dal quale ripartire per migliorarsi. Chi non è capace di ammettere e riconoscere i propri errori non è votato al cambiamento ed al miglioramento e dietro questo osceno siparietto del rimando delle responsabilità che si cela il fallimento della politica nostrana e l’ incapacità dei governanti ad ogni livello. Sarebbe bello sentir dire per una volta, anche una sola volta, abbiamo sbagliato, o ancor più che si è votata all’unanimità una legge o un provvedimento per il bene comune, non perché ci sia stato un ordine di scuderia o una minaccia di espulsione. A breve si vota ad Isernia, la mia cittadina, e già avverto già il sinistro cigolio delle corazzate partitico-elettorali con i burattinai in cerca di nomi spendibili da sottoporre alla pubblica gogna, salvo poi sacrificarli sull’altare delle spietate logiche di spartizione di incarichi e poltrone. Ma avverto anche tra i vicoli e le piazze una nuova brezza, una voglia di rimettersi in gioco, un tentativo di giovani che hanno avuto esperienze all’estero di dire da loro, il tentativo anche ingenuo e come tale ancor più meritevole di rispetto, di dire ci siamo anche noi, fateci provare, ascoltateci o quanto meno metteteci alla prova. Il mio sincero auspicio nel panorama di una politica regionale in cui abbiamo assistito a trasformismi di ogni genere, è quello che venga tesa una mano alle nuove istanze, che queste vengano valutate e viste come una opportunità non come una minaccia, che la classe politica più matura e di esperienza prenda per mano i migliori dei giovani insegnando loro anche i trucchi del mestiere che fanno parte del gioco, ma, ritengo a mio modesto parere, sciagurato ignorarli. Il politico di razza, come il manager di successo, sa scegliersi la squadra, sa pianificare anche il suo futuro, non reprime i migliori sostituendoli con gli yes men cui promette miseri incarichi di effimero potere remunerati con soldi pubblici. Siamo ancora in tempo, sedetevi intorno ad un tavolo, siate aperti ad ogni istanza, non inebriatevi delle vostre idee, costruite tenacemente un cambiamento che sia inclusivo. Tanti si farebbero avanti in tal caso mentre riaffermare le vecchie logiche sarebbe una sconfitta per la Città e per la Ragione. Uno dei giganti indiscussi del Novecento Karol Woityla, attento osservatore degli scenari internazionali ed ottimo ascoltatore delle istanze dei giovani e degli ultimi è riuscito a cambiare il corso della Storia. Ma era uno di quelli che aveva una visione, quella di un mondo migliore».