Commissione d’inchiesta sulle banche, Di Pietro al fianco di Grillo

L’ex pm molisano ha incontrato i vertici del M5S schierandosi in difesa del senatore Lannutti: «Hanno paura di ciò che potrebbe fare»

ROMA. «Sono qui per difendere l’onore di Elio Lannutti, che viene attaccato sul piano personale. Le persone che lo criticano hanno paura della sua preparazione professionale, della sua storia e di ciò che potrebbe fare alla presidenza della commissione”. A dirlo è l’ex pm molisano, Antonio Di Pietro, dopo l’incontro, all’hotel Fourm di Roma, con Beppe Grillo, il presidente dell’associazione Rousseau, Davide Casaleggio, e il senatore del M5S, Lannutti, con cui ha condiviso l’esperienza nell’Italia dei Valori e ora candidato dalla maggioranza per la presidenza della commissione Banche con la “grana” del solito conflitto d’interessi: il figlio Alessio lavora infatti nell’Ufficio Enti della sede romana della Banca Popolare di Bari, istituto in crisi al centro di un salvataggio da parte dello Stato. Di Pietro ha anche aggiunto di aver detto a Grillo di «serrare le file del Movimento. La commissione serve non tanto per ciò che è avvenuto in passato, quanto per fare di tutto per evitare che ciò accada ancora in futuro».  

L’altra faccia della maggioranza, il Pd, già contrario alla candidatura di Lannutti, ha consigliato al senatore di ritirarsi spontaneamente per non creare imbarazzi nella maggioranza. Ma lui, forte del sostegno dei vertici del Movimento e del gruppo cinquestelle al Senato che lo ha candidato, non molla e va avanti. «Guardate – ha replicato il diretto interessato – io ho affidato la tutela del mio onore, finora non ho mai denunciato nessun collega, ad Antonio Di Pietro. Conflitto di interessi per mio figlio? Che significa che mio figlio lavora in banca, dove sta il conflitto di interessi? Mio figlio lavora onestamente, giornalista dall’età di 21 anni laureato con 110 e lode, vi dovete vergognare», ha detto scagliandosi contro i cronisti all’uscita dal vertice. «Io non mi volevo candidare – ha aggiunto Lannutti – me lo hanno chiesto. Io facevo il tifo per Paragone». Infine, alla domanda su una possibile spaccatura nella maggioranza di governo ha risposto: »Chi spacca non sono io ma chi non voterà la mia persona».