Collaborazioni e incarichi, oltre 2 milioni di euro spesi nel 2017

I dati di bilancio elaborati dalla Banca d'Italia e valutati dalla Fondazione Gazzetta Amministrativa

Ogni secondo le Regioni spendono 3 euro in consulenze. La cifra arriva dai dati di bilancio delle Regioni trasmessi al servizio Siope della Banca d’Italia e valutati dalla Fondazione Gazzetta Amministrativa della Repubblica Italiana (Gari).

Una valutazione attraverso un sistema di rating che tiene conto di numero di abitanti, estensione e numero di Comuni di ogni Regione. Oltre all’organico in dotazione, dunque, ci sono circa 57mila dipendenti divisi tra tutte le Regioni, che costa 18,6 milioni l’anno. Così risultano altissime, «spesa fuori controllo» secondo Gazzetta Amministrativa, le uscite in Basilicata (903. 308) e Molise (650.375) riguardo alla spesa effettiva sugli incarichi nei confronti di liberi professionisti per studi e ricerche. Le più virtuose sono Abruzzo, Emilia Romagna e Lombardia. La Sicilia detiene il primato di dipendenti (14.199) ma non esagera in consulenze: 354mila euro (tripla A).

C’è poi chi non si è risparmiato in consulenze per commissioni e comitati. Le valutazioni più basse, secondo il rating di Gazzetta Amministrativa, sono andate a Veneto e Marche, quest’ultima penalizzata però dai terremoti del 2016. Per il Molise solo 26 mila euro che lo porta alla promozione nella categoria A. In Basilicata è «fuori controllo» (valutazione una sola B) la spesa per i collaboratori e i contratti a progetto: oltre 4 milioni. Non meno male la situazione in Molise con 1,47 milioni di euro (rating B).

Non risultano in tabella, ma una voce di bilancio che sembra imperversare è quella delle «altre prestazioni professionali e specialistiche», ovvero incarichi esterni che non rientrano nelle categorie della ricerca o della contabilità. In Basilicata sono state pari a 6 milioni nel 2017, 13 milioni nel 2018. In Puglia sfiorano gli 8 milioni di euro nel 2018, in Lombardia superano i 14 milioni. «I dati – si legge nell’inchiesta pubblicata domenica scorsa su Il Giornale – fotografano insomma un mondo di istituzioni dove proliferano le spese per i comitati tecnici e che non valorizza le risorse interne, ricorrendo con molta disinvoltura al lavoro esterno, alle consulenze in particolare. Non è un sistema di reclutamento proibito, ma la pubblica amministrazione, ha scritto la Corte dei Conti in un referto del 2018 sulle consulenze negli enti locali della Toscana, «deve provvedere ai propri compiti con la propria organizzazione e le sue risorse umane e strumentali, anche al fine di evitare inutili aggravi di costi». Eventuali incarichi esterni devono essere legati a «problematiche specifiche di natura eccezionale e straordinaria, imprevedibile e temporanea». Osservando i contratti pubblicati sui siti istituzionali, questi principi sembrano utopia. Con differenze notevoli da Regione a Regione.»