GENNARO VENTRESCA
Ripenso al capitone che sin da bambino mi ha creato turbamenti, in via Ziccardi dove sono nato, di fronte al forno di Palazzo. A casa mia, per una questione di gusto, il capitone non è mai entrato. Eppure, ricordo, che se ne parlava e come a tavola, specie quando dal balcone entravano gli odori degli arrosti dei vicini. Solo oggi mi viene da pensare che il capitone, se vogliamo, si può paragonare a un centravanti forte e immarcabile. Che abbiamo sempre sognato, senza averlo mai visto con la blusa rossoblù.
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Dico capitone e penso a Ibra. Sognare non costa niente, s’intende. Ma per favore non fate arrivare la voce a Mino Raiola, altrimenti fa riaprire i manicomi. Rimpicciolisco il sogno e trasformo il capitone in anguilla. Che, verosimilmente, avvicino al guizzante Cogliati. Preceduto in rossoblù, a fine anni Settanta, da Pieraldo Nemo che senza disfare neppure le valigie, proveniente da Catanzaro debuttò a Salerno, con due reti e altrettanti assist.
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Il minuto Pietro Cogliati somiglia a un’anguilla per scatto e perseveranza,
quindi difficile da tenere stretto. Quando pensi che sia allo stremo delle
forze risorge con uno scatto improvviso che sfocia in un gol o in una nuova
prodezza. Al pari di un’anguilla scodinzola, un tormento per chi è addetto al suo
controllo. Capitoni e anguille fanno rima col Natale che trova il modo di dare
spazio anche ai calci d’angolo e, come è successo ieri, tanto generoso da
riservargli persino un derby.
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Rieccolo Cogliati che fa l’anguilla e consegna, col suo ottavo centro, la quinta vittoria di fila ai rossoblù e nono risultato utile consecutivo. Roba da aristocrazia, altro che chiacchiere. Da quando i rossoblù hanno preso coscienza ormai sono diventati imprendibili. Meglio così, specie se si tiene conto che di fronte hanno avuto un capriccioso quanto tenace Vastogirardi che dopo i due scivoloni iniziali si è riorganizzato sino a mettere in difficoltà la nostra squadra.
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Alessandro, ovvero la poesia applicata ai calci d’angolo. Gioca di fino, poi quando s’accorge che serve tirar fuori gli artigli, lascia da parte la metrica e diventa Corrado Alvaro, il più aspro e tosto saggista che io abbia mai letto. Il 10 sfacchina e propizia il gol vittoria, poi con la lingua penzoloni fa capire a Cudini che la bombola d’ossigeno è ormai esaurita. Gli subentra Musetti, capitano non giocatore che entra subito nella competizione e sfiora anche la rete personale.
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Il capitano di fatto, dicasi Bontà, per un tempo sfarfalla. Sembra piantato tra i fili d’erba, sino a che si sveglia e suona la carica ai compagni. Bontà deve amare il bigliardo, cerca la buca d’angolo, ma non la trova. Lo indispettisce il secondo palo stagionale, a portiere battuto. Roba che neanche Ronaldihno sarebbe stato così preciso.
*** Fabrizio Pistillo è il più giovane della comitiva. Non fa in tempo neanche ad entrare in campo.che fa gol. Ma poi si emoziona, svantaggiato dalla fascia che non lo agevola. Se lo avesse visto il suo compaesano Raffaele Di Risio avrebbe messo in dubbio la sua appartenenza. Ma, dopo la doccia, gli avrebbe regalato un abbraccio e un “forza ragazzo, in campo ci vuole grinta”. Finalino per Cudini che batte Farina con alcune felici soluzioni tattiche in corsa. Bravo mister. Il prodigioso rilancio rossoblù porta anche la sua firma, oltre a quella di Gesuè.