GENNARO VENTRESCA
Non ho idea di chi ci sia, questa volta, dietro Giovanni Circelli, piccolo imprenditore di San Bartolomeo in Galdo, produttore di infissi metallici a Foggia. Nonchè presidente della squadra del suo paese che milita nel circuito della Figc molisana. Fatto è che quest’uomo nasconde il mistero dietro l’incolta barba nera, se è vero come è vero, che è stato capace di salire alla ribalta in una piazza ambiziosa ed esigente come quella di Avellino.
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Sul web, da qualche giorno, spopola un link, in cui l’ex referente di Gesuè, viene interrogato, in un salotto televisivo, da un cronista con parlata dialettale che, con poco garbo, lo ha punzecchiato, dando poco credito alle sue risposte. Nella singolare intervista, Circelli ha ufficializzato anche l’ingresso di Tonino Minadeo nel cast tecnico irpino. Segnandone il ritorno a casa. Con quel club giocò che aveva ancora i brufoli in faccia e più avanti, quando era diventato un valentissimo difensore.
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Costava cento lire l’iscrizione alla prima “Su e Giù”. E tanto coraggio. Era il 1974. Fu un’idea nuova, folgorante. Scoprì il bisogno che la gente non sapeva di avere, ma che avvertiva come un fastidioso malessere. Scesero in strada in 500. Dico persone, non in auto. Una moltitudine per quei tempi. Era l’anno del primo “vero” campionato vinto dai nostri ragazzi, 1975. Primi i rossoblù, davanti al Lanciano che aveva fatto l’andatura per l’intera stagione.
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Allenatore Fernando Veneranda, ricordato per la splendida moglie che quando saliva in pelliccia sulla tribuna, al pari di Mosè, faceva aprire le acque. A Veneranda non bastarono il fascino della sua signora né la vittoria casalinga, col minimo scarto sull’Aquila, per salvare il posto. Il presidente Franco Nucciarone lo mandò via alla Concezione, alla 12^ giornata. Al suo posto arrivò Costanzo Balleri, morto due anni fa a Livorno, che non aveva famiglia, ma certe voci lo accostarono a una deliziosa quanto raffinata signora della Campobasso da bere.
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In punta di verità, Balleri partì male. Il suo debutto, a
Nardò, coincise con la sconfitta dei Lupi, ma in compenso si rifece la domenica
dopo, in casa, con il Fasano, con la doppietta di Alberto Medeot. Sono in grado
di riportare, con dovizia di particolari, come andarono i fatti, aiutandomi
solo in parte con la memoria. Il resto è merito di Stefano Castellitto che ha
racchiuso tutto ciò che è accaduto in un secolo, nel suo magistrale libro, “Tutto
il Campobasso minuto per minuto”, che vi consiglio di acquistare come regalo di
Natale.
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