Secondo le prime indiscrezioni, sarebbero cinque le offerte arrivate via Pec all’amministratore della Fondazione Gemelli per l’acquisizione del Gemelli Molise. In pole position ci sarebbe il Gruppo lombardo Humanitas, seguito dalla molisana Neuromed, poi un’altra molisana: la Sanstefar, insieme ad un fondo svizzero riconducibile all’uomo d’affari Stefano Petrarca, quarta offerta quella dell’imprenditore abruzzese Antonio Colasante, a capo di un gruppo di servizi sanitari, e infine l’università telematica Pegaso, assistita nella trattativa dal professor Fimmano’. Un totale di cinque pretendenti che avrebbero mandato la Pec. Ora la palla passa ai vertici nazionali della sanità controllata dal Vaticano che dovranno esaminare offerte economiche e piano industriale. Si è appreso inoltre che l’attività in vendita non può essere acquistata dalla Regione, a cui una legge vieta partecipazioni esterne. Inoltre con la sanità regionale commissariata e in deficit, l’esborso di decine di milioni sarebbe del tutto inconcepibile. C’è di più, la Degrassi, come i suoi predecessori, è venuta in Molise a tagliare, non certo ad aumentare le spese. Quindi, per mantenere occupazione e posti di lavoro, l’auspicio è che l’acquirente abbia la forza economica necessaria ad affrontare una sfida così impegnativa. Certo è che il Gemelli vuole andar via, la sua avventura molisana è ai titoli di coda e la politica regionale dovrebbe chiedersi il perché.
E se la sanità privata, alla fine, non fosse quel grande affare che sembra essere?
Probabile anche che il diffuso clima di ostilità verso i privati, alimentato da vari comitati e associazioni, possa aver convinto il Gemelli che, alla fine, è meglio andar via dal Molise, piuttosto che restare in una regione dove i privati sono sotto attacco continuo.